TOBIAS SAMMET'S AVANTASIA: THE SCARECROW
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05/03/2008Prendete tutto il lato fantasy, le epiche atmosfere orchestrali e tutto ciò che ha fatto la fortuna dei primi due capitoli della 'Metal Opera' di Avantasia e metteteli da parte, rassegnatevi fin da subito. A sei anni di distanza dall'uscita della seconda parte della 'Metal Opera' il main-composer degli Edguy Tobias Sammet riprende in mano il progetto di Avantasia decidendo, coraggiosamente, di ripartire da zero con una storia tutta nuova scongiurando il pericolo di un sequel che, forse, avrebbe snaturato la storia di Gabriel, Vandroiy e soci. Questa volta ci viene raccontata la vita di un compositore, tra esperienze personali dell’autore e non, che riesce a sfruttare a proprio vantaggio il suo diverso modo di percepire il suono. Il tutto rivisto come un Faust in chiave moderna, come ci ha spiegato il buon tobi durante la nostra intervista. Una nuova opera dai risvolti emotivi e sentimentali che vede le parti di doppia cassa, classiche del Power Metal, meno protagoniste della scena a scapito di un sound tra l’Hard Rock e il Metal Melodico che dona maggior enfasi e, diciamolo, “classe” ai brani proposti. Al fianco di Tobi questa volta troviamo il produttore di casa Nuclear Blast Sascha Paeth alle chitarre, niente-popò-di-meno-che mr. Eric Singer (Alice Cooper, Kiss) dietro alle pelli ed una nutrita lista di ospiti che sapranno fare la differenza nell'evolversi dell'opera. Se volete entrare nel dettaglio continuate a leggere il track-by-track, altrimenti passate pure in fondo alla pagina. "Twisted Mind": L’opener è spiazzante. Caratterizzata dal pesante riff d’apertura, il più "Heavy" del disco, vede Tobias duettare con un limitato ma espressivo Roy Khan (Kamelot) in un brano atipico ma d'impatto che convince sempre più con l'aumentare degli ascolti. "The Scarecrow": Sulla scia del successo di "The Piper Never Dies" dei suoi Edguy Sammet riprova a proporre una suite in fase d’apertura dell’album. E gli undici minuti di questa titletrack ci regalano un altro capolavoro del singer tedesco, tra coloriti inserti di musica celtica e un incedere ricco di pathos capace di rendere irresistibile il ritornello corale. Il tutto impreziosito dalla prima apparizione di Jorn Lande, autore di un’intepretazione eccezionale su questo disco. "Shelter From The Rain": Ecco qua la prima delle tracce del tanto caro Power Metal di matrice Helloweeniana. Un brano piuttosto banalotto, se vogliamo dirla tutta, ma che vede tra i propri protagonisti un Michael Kiske (ex-Helloween) capace di farci tornare indietro di vent’anni con una rinnovata voglia di vederlo calcare nuovamente il palcoscenico. A loro supporto la coppia Richter/Hansen (Gamma Ray) si occupa degli assoli di chitarra, e chi meglio di loro può ricoprire questo ruolo? "Carry Me Over": Semi-ballad dalle tinte Hard Rock scelta come secondo singolo di lancio del disco. Brano tanto semplice quanto d’impatto dotato di un refrain facile facile capace di farsi spazio senza troppi problemi tra i programmi radiofonici di mezzo mondo. Il risultato conclusivo? Neanche a dirlo, è esemplare. "What Kind Of Love": Tra i brani proposti è quello meno riuscito, forse perché dotato di un sound troppo distaccato e "melenso" dal resto del disco. Ma nonostante questo la sua brava interprete, Amanda Sommerville, dimostra di avere qualità decisamente fuori dall'ordinario. "Another Angel Down": Kaboom! Un ritornello esplosivo, letteralmente, ed un Lande in stato di grazia fanno la fortuna della canzone più indiavolata di 'The Scarecrown'. Di spessore anche il lavoro delle chitarre, dal riff d'apertura al botta e risposta di assoli tra Richter e Paeth. E poi non venitemi a dire che nel 2008 non ci sono più gruppi in grado di fare pezzi Power decenti... "The Toy Master": La presenza di Eric Singer in line-up non ha portato solo del drumming di qualità ma ha anche donato a Sammet l'opportunità di aver Alice Cooper come suo prestigioso ospite. Quale occasione migliore allora per costruire una canzone ad hoc per la voce del singer di Detroit? E "The Toy Master" fa il suo sporco lavoro, come se fosse scritta da Alice stesso, in un mid-tempo dalle tinte arroganti ed inquietanti che si lascia canticchiare senza troppi problemi. "Devil In The Belfry": L'ultima sparata Power del disco si mantiene su alti livelli, senza esagerare, puntando nuovamente sulla premiata ditta Sammet/Lande e sull'ennesimo ritornello d'impatto in stile Edguy, vero trademark del singer di Fulda. "Cry Just A Little": La Ballad. Dopo l'intro affidata ad un semplice quanto bel arpeggio di chitarra Sammet offre campo libero a Bob Catley (Magnum) il quale sale in cattedra e nel giro di un paio di minuti commuove con il suo meraviglioso timbro caldo. Un tuffo al cuore che esplode nel crescendo del ritornello, in un grido quasi straziato, meritando di finire tra le migliori ballad mai scritte da Tobi. "I Don’t Believe In Your Love": Come per l'opener, un altro brano spiazzante. Hard rock ruffiano e di classe, con protagonisti d'eccezione come Oliver Hartmann (ex-At Vance) e Rudolf Schenker degli Scorpions alla chitarra solista, capace di realizzare una formula trascinante per il brano rivelazione di questo disco. ”Lost In Space” : Il discusso singolo di lancio per questo album, già recensito a questo indirizzo. Sammet gioca a tutto campo con la sua nuova opera. Senza imbastire rivoluzioni musicali di alcun tipo punta tutto sulla qualità dei suoi artisti e su undici brani d'effetto capaci di farsi apprezzare da una vastissima fetta di pubblico. Un lavoro che farà la felicità degli amanti della musica di "qualità" in generale grazie ad una produzione perfetta e ad un sound ricercato, in bilico tra il Metal e l'Hard Rock, che sa emozionare ed entusiasmare. L'ennesimo capolavoro firmato Tobias Sammet, oramai sempre più sinonimo di garanzia, aumenta le aspettative per il seguito di questo 'The Scarecrow', previsto per 2010. E se in esso troveremo brani anche solo alla pari di "Promised Land" (presente sul secondo EP di 'Lost In Space') allora vorrà dire che tutta questa attesa sarà valsa a qualcosa. Mi sembra di essermi dilungato abbastanza.
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