TICINUM: A'la Porta Di Cént Tur
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02/09/2023Quando si incontra un progetto che rispecchia perfettamente il proprio gusto e le proprie origini, si rimane per un attimo perplessi e senza parole pensando che esistono altre persone che percepiscono questo genere con una sensibilità molto simile alla propria. Bando ai sentimentalismi, indegni se paragonati all’epicità del genere che tratteremo e partiamo con questa recensione. Parliamo dei Ticinum, band lombarda che suona dell’ottimo Epic/Melodic Black Metal con testi in italiano, e soprattutto in “lingua lombarda occidentale”, una variante del pavese con influenze emiliane. Ho pensato che quest’album, di otto tracce, intro e outro compresi, meritava una recensione ”track by track” data la particolarità dei temi trattati; leggende della terra compresa tra Po e Ticino, tra paludi e campagna, tra fantasia e realtà. Nell’intro “L’Induinel”, si ascoltano i tragici gemiti d’annegamento di un povero malcapitato vittima della creatura mitologica della traccia successiva: il “Bargniff”, un enorme rana dalle dimensioni di un bue che, rimanendo in agguato nelle paludi, colpisce le proprie vittime ponendo, come prezzo da pagare per il passaggio, domande impossibili, alle quali ovviamente nessuno riesce a rispondere cadendo in acqua trascinato dalla coda dell’essere anfibio, una leggenda nata per spiegare tutti gli annegamenti o sparizioni misteriose avvenute nei pressi del Po e, forse, una storia mutuata da antichi Patrizi romani che avrebbero potuto tenere coccodrilli nei loro possedimenti e, una volta fuggiti, aggredire i passanti. Attacco potente e incisivo corredato da un forte, graffiato, cantato in scream di Theeleb Corax, riff tipicamente black, molto melodici di Rattenkönig, uno stile vicino ai Windir, Trollfest, Satyricon o ai conterranei Grendel. La statua ritrovata nel Ticino avvolta in una rete da pesca, a cui fa riferimento il terzo brano si chiama appunto “Il Muto Dall’Accia Al collo”; intro danzereccia seguita da riff più cadenzati e corposi, parla di un giovane pescatore, vittima della sua rete miracolosa. Essa rendeva le sue battute ricche e gonfie di pesci, immobili e pietrificati dalla magia della rete stessa, purtroppo la fortuna gli volse le spalle quando il padre della di lui amata scoprì la loro tresca, gettando la rete sul ragazzo, pietrificandolo e facendolo cadere nel fiume. Müg’ D’Oss Därnà ci porta in un mondo più cavalleresco, dove le anime dei cavalieri morti sognano ancora, in mezzo alla natura, di poter ritornare per vendicarsi e ricreare un nuovo impero glorioso; in questo pezzo la musica sottolinea perfettamente lo stile con cavalcate epiche e cori possenti, un po’ in stile Falkenbach; ottima prova della sezione ritmica (Agilulf al basso e Manzullar alla batteria) da notare gli arrangiamenti orchestrali e tastieristici che pervadono tutto il lavoro. “Adalperga” è il nome della figlia di re Desiderio, ultimo re dei Longobardi, in questa leggenda la principessa perde il figlio Romualdo dandolo alla luce e, resa folle da quest’evento, si dirige al Ticino ove getterà alcune gocce del proprio latte materno; cadendo proprio sul riflesso della luna il fiume si trasforma in una corrente lattiginosa che restituirà anziché il perduto figlio un altro essere, oscuro, malevolo enorme che trascinerà la principessa all’inferno. Uno dei brani più toccanti dell’album, in particolare la parte lenta centrale con le armonizzazioni tra le chitarre che ben rappresentano la tristezza e il dolore di questo pezzo. Il sesto brano, “Al Pont Dal Siur Di Fiamm”, fa capire già dal suo sound design che questa leggenda è molto sinistra, resa appunto dalla presenza del diavolo in persona (appunto il signore delle fiamme); riff più dissonanti, arpeggi tetri e passaggi meno ricchi di armonie. Si narra che nell’anno 1000 per la costruzione del ponte coperto di Pavia, data la precaria condizione del ponte romano e per riunire le due sponde, i pavesi accettarono le lusinghe di uno straniero che prometteva di costruire il ponte in breve tempo, chiedendo in cambio l’anima del primo passante sul ponte stesso; San Michele, mascherato tra la folla, accetta e imbastisce un raggiro per truffare lo straniero (il diavolo in persona), facendo attraversare il ponte da una capra vestita con abiti umani, il patto viene rispettato e gli abitanti di Pavia rimangono illesi ad eccezione della povera capra. Particolarità da sottolineare è l’utilizzo alternato delle due lingue; l’italiano durante i passaggi recitati dal demonio e da San Michele mentre le parti recitate dai Pavesi in lombardo. Il brano di chiusura è il più carico sia a livello compositivo, sia emozionale per il testo. “Strali Di Nera Saetta” è un macigno di riff in “tremolo picking” sempre addolciti dalle melodie che si muovono all’interno del brano, qui l’essenza del black ferale è esposta con sicurezza e precisione anche se con molta istintività. Il tema sviluppato in questa tempesta di violenza è l’arrivo della peste, interpretata per l’occasione da un cavaliere perito ai tempi della famiglia Botta Adorno che, tradito dalla donna amata, ritorna come cavaliere senza testa per far dilagare la propria vendetta. L’album si conclude con “Scài Ad Tron”, dolce e malinconico strumentale di pianoforte, violoncello e arpa. Il black metal, in questo caso epico e folkloristico, è il genere che più di tutti rispecchia i territori nei quali viene creato, è molto piacevole vedere e sentire che anche in parti d’Italia, spesso poco considerate per quanto riguarda miti e leggende, vi sono persone appassionate che cercano di tener vivo il folklore e la lingua del territorio stesso, portando avanti oltre ad un discorso musicale anche una ricerca storiografica non comune.
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Rating:
A.M. Leone
03/09/2023, 12:00
Ho trovato il debut di Ticinum molto maturo e molto interessante per i temi trattati nelle liriche. L'utilizzo di dialetto pavese ed italiano si sposano in maniera sublime col tessuto sonoro ferale. A livello personale "Strali di Nera Saetta" è la canzone che meglio rappresenta Ticinum e il loro potenziale. Debut al fulmicotone ripagato da un'attività live spero sempre crescente.