THREE SEASONS: UNDERSTAND THE WORLD
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26/10/2012'Three seasons', tre stagioni! A dire il vero di stagioni ne sono passate parecchie dal periodo d'oro del rock racchiuso nei fantastici anni settanta, ma stranamente questi musicisti svedesi non sembrano essersene accorti visto che il loro sound è dannatamente anacronistico (cosa che non è necessariamente un male). Per capire lo stile dei Three Seasons basta prendere un po' del chitarrismo tipico di Jimi Hendrix, intingerlo con una buona dose di blues e melodie alla Grand Funk Railroad, e infine ricamarlo con dei discreti tappeti d'organo elettrico alla maniera dei Deep Purple che in questo disco spesso e volentieri provano ad avventurarsi in soluzioni pseudo progressive (semplici, ma molto a tema). La ricetta funziona per gran parte del disco dove i musicisti sciorinano uno stile a tratti elegante e molto avvolgente, dove il chitarrista Sartez Faraj (musicista di notevole talento) riesce a ricreare delle trame chitarristiche davvero molto pregevoli. Il primo brano, "Set In Stone", presenta uno stile impregnato di blues con conseguenti riff chitarristici e tappeti d'organo elettrico che si inseriscono in maniera apprezzabile tra gli arrangiamenti che, in questo caso, presentano uno stile particolare e non propriamente lineare, sfociando a più riprese nella psichedelia, mentre con "Searching" abbiamo a che fare con un classico hard/blues chitarristico, a metà strada tra Deep Purple e Grand Funk Railroad (soprattutto nelle melodie portanti). Completamente diversa è invece "Far As Far Can Be", una sorta di ballad costruita sulle note dell'organo e della chitarra elettrica dove puntualmente si inserisce la voce pulita del chitarrista che in questo brano riesce ad essere particolarmente intimista, non disdegnando però aperture melodiche più blueseggianti che a loro volta ritornano di prepotenza nella seguente "Ain't Got Time", un brano massiccio e roccioso, anche se piuttosto blando nella ritmica. Anche qui la chitarra è sostenuta bene dall'organo elettrico il quale, pur rimanendo sempre leggermente defilato, risulta essere sempre molto prezioso nell'economia del sound generale, impreziosendo non di poco gli arrangiamenti. Con "Understand The World" il gruppo ripropone ancora la propria idea di "ballata rock", con arpeggi chitarristici e dolci fraseggi d'organo che però a lungo andare non aggiungono niente di nuovo al disco, ricordando a più riprese anche qualcosa dei connazionali Sideburn, mostrando quindi una certa rilassatezza in fase compositiva,anche se con i successivi pezzi il gruppo riesce a tenere ancora viva l'attenzione. Difatti "I Would Be Glad" riesce ad esaltare l'ascoltatore grazie ad una serie di riff hendrixiani all'ennesima potenza che funzionano a meraviglia, mentre con "Maria" i musicisti riescono a partorire un gioiello di rara qualità compositiva. Il brano per l'appunto presenta degli arrangiamenti al limite del progressive, con trame d'organo dolci e soffuse che avvolgono pian piano l'ascoltatore, e parti di chitarra ora acustiche, ora elettriche che cuciono a meravliglia gli arrangiamenti che, a loro volta, presentano atmosfere di diversa natura. Chiude questo buon disco "Can't Let Go", l'ennesimo brano hard rock del disco suonato in maniera godevole e trascinante.
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