THE WOUNDED KINGS: In The Chapel Of The Black Hand
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10/10/2011Quarta fatica per i doomsters inglesi che per l'occasione cambiano la voce inserendo in formazione l'ugola di Sharie Neyland, dotata di un cantato profondo, evocativo e lamentoso che la fa assomigliare a un inesorabile nenia funebre proveniente da un mondo popolato da presenze spettrali (molto simile alla voce di Eva O, controvoce dei primi dischi dei Christian Death). Il doom prodotto dal combo inglese è ribassato nelle chitarre, lento al limite del funeral doom, senza mai toccarlo, senza fronzoli o alchimie complicate, ma che ti avvolge lentamente come un anaconda dalla quale non potrai e non vorrai più liberarti. Un sepolcrale organo hammond introduce la traccia migliore dell'opera, "The Cult Of Souls", ideale complemento sonico di una delle scene del film "Nosferatu", dove si vede il volto del vampiro e solo buio intorno; riff alla Black Sabbath e Pentagram, semplici, ma pesanti come macigni, completano la desolante e opprimente visione d'insieme. Nel prosieguo i brani non si discostano molto dall'opener track mantenendo la lentezza, la potenza e la sofferenza del cantato con qualche punto di contatto con i Cathedral in "In The Chapel Of The Black Hand". Anche in italia abbiamo degli heavyweights che nel sound assomigliano molto agli albionici, i Doomraiser, con lunica differenza che il cantato di lei conferisce un'aurea spettrale unica in tutto il panorama doom.
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