THALOS: Event Horizon
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25/05/2017Dopo il botto autentico dell’esordio dei The Chasing Monster, l’etichetta laziale Antigony Records vuole continuare sulla strada del post-rock atmosferico, ingaggiando tra le sue fila i veneziani Thalos. Nati nel 2014, i Thalos fissano l’obiettivo di accompagnare l’ascoltatore attraverso un viaggio fatto di musica, video e graphic design, in una continua esperienza sperimentale. Il loro album di debuto ‘Event Horizon’ ha una copertina dove campeggia un buco nero al centro, contorniato da una una serie di colori sparsi. Ascoltando l’album, sembrano invece prevalere i colori rispetto al buco nero. Si inizia con “Voices”, con un ritmo molto minimale di synth da parte di Stefano Franceschetto per poi distendersi in un interessante post-rock dalle tinte molto elettroniche e dreaming, che si avvicinano anche in territori drum, che dream-pop, risultando parecchio accattivante. E questa proiezione viene accentuata maggiormente nei pezzi “Berlin” e “Blue”, dove prende corpo una vena molto atmosferica che inizia da qui ed avvolge il prosieguo del percorso. Il post-rock dei Thalos è un post rock da ascoltare non necessariamente a volumi elevati, bensì con un tono più moderato, lasciando preferire quindi un ascolto languido e spensierato. È un post-rock tinto di vari colori, che tocca molto da vicino pur non facendoti rimanere senza fiato, ma che lascia viaggiare la mente. È una musica che sembra adatta non tanto a live club grandi e nutriti, quanto piuttosto a piccoli club dove sicuramente le visioni grafiche ad opera di Daniele Bagolin susciteranno un effetto importante nella mente dell’ascoltatore. Ancora megliose questa musica fosse associata ed ascoltata all’interno di comodi lounge bar, assumendosi come confortante sottofondo alle piacevoli serate in compagnia, con un arredamento dal massimo comfort. Il brano “Progress” in questo senso ne è un esempio forte, con quella sua atmosfera accogliente e quasi subacquea, merito soprattutto dell’ottimo lavoro combinato di synth e chitarra. In quest’album la chitarra di Andrea Giachetto non assume molti contorni prettamente rock energici, ma si mantiene sempre su note ben dosate e votate alla ricerca di un equilibrio interiore. La batteria di Marco Mazzucato è interessante per i suoi ritmi sostenuti ma mai ad alte frequenze, fa rimanere l’ascoltatore costantemente in carreggiata, sia quando il sound si fa più rock, sia quando prende derive più electro, ed anche quando assume connotati molto shoegaze come nella conclusiva “Limbo”. Antigony Records è nata da poco, ma dalle proposte musicali che sta avendo nel proprio portafoglio sembra voglia fare sul serio. Sinora è prevalsa la qualità, la speranza è che prosegua su questa strada nel futuro. E anche i Thalos fanno centro con questo bel debutto, avvolgente, tranquillo, accomodante, alla portata di tutti.
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