SUPERHORROR: Hit Mania Death
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26/10/2017Per il loro quarto lavoro studio, la band italiana Superhorror propone un disco molto variegato nelle influenze e nei richiami che spaziano tra il blues e il country, il rock classico e spunti decisamente più hard, restando fedeli al trait d'union della tracklist, il punk rock. Tale influenza è molto presente, la si riscontra in ogni singola nota che i quattro cattivacci in make-up tirano fuori nella mezz'ora abbondante di questa ricca registrazione. In attività dal 31 di ottobre del 2005, con una line-up essenziale, come essenziale è il loro sound, non rispecchiano però l'essenza del punk originale data la buona tecnica sia strumentale, sia vocale; il loro prodotto è sia melodicamente, sia stilisticamente valido, con una buona cura dei suoni, in particolare delle chitarre, mai invasive, ma decisamente presenti e potenti. Menzione particolare va fatta per la traccia "Dead To Be Alive", che fa da spartitraffico sonoro nel corpus sonoro dell'album: un pezzo tendente all'acustico, dove la morbidezza della chitarra acustica si fonde bene con il crunch della solista, con elementi quali pianoforte e controcanti femminili, il tutto condito da delle armonie melodiche vocali inaspettate, considerando il genere e il timbro del vocalist, aggressivo e graffiante. Il difetto maggiore della formazione, però, risiede proprio nella classicità del sound che propongono: sono tecnicamente validi, e lo ribadisco, ma il loro lavoro suona come qualcosa di già sentito, come qualcosa che ti richiama sempre altro in mente, facendo sparire quella sensazione che ti fa dire "però questi sono forti! devo ricordamene il nome!". Facciamo un esempio: nella canzone "Nice To Meat You", le linee vocali sono chiaramente derivate, per non dire fin troppo ispirate da Time Warp del musical Rocky Horror Pictures Show. Stesso dicasi per le altre composizioni della tracklist, in cui un ascoltatore che non sia digiuno di cultura musicale potrà individuare facilmente ogni singolo gruppo che li ha influenzati, tramite le dinamiche, le strutture, le tecniche strumentali. Tirando le somme, la valutazione complessiva di questo disco non è bassa, ma nemmeno eccelsa: molto potenziale, ma che resta là fermo. Nulla di nuovo all'ascolto, ma gradevole.
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