SO HIDEOUS: None But A Pure Heart Can Sing
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24/03/2022Fin dalla disturbante copertina c'è qualcosa di poco gradevole nel quarto album di questi newyorkesi, senza nulla togliere al valore di questo lavoro. La prima traccia si lascia ancora agevolmente collocare all'interno dei nostri pregiudizi musicali, in fondo un black metal potente e maestoso con un'ottima produzione, per quanto lo stacco pianistico centrale con tanto di fiati lascia un momento interdetti. Ma è con la successiva "The Emerald Pearl" che i nostri danno prova fino in fondo del loro eclettismo: tastiere epiche da colonna sonora hollywoodiana e sassofono solista a sottolineare l'anima jazz del brano, senza rinunciare alla batteria debordante e alle urla disperate del cantante. Superato questo "ostacolo" piantato nel mezzo della nostra comfort zone musicale, il resto dell'album è di fruizione relativamente fuida: un paio di brani si caratterizzano per un black metal melodico con struggente tremolo laddove presente e parti più quiete. È "Motorik Visage" a prendersi la piazza d'onore in quanto ad ecclettismo, con i suoi momenti in cui si è portati a pensare a "Learning To Live" dei Dream Theater, salvo che il pezzo poi deraglia nell'arco dei suoi undici minuti e ci fornisce l'usuale razione di violenza sonica. Un lavoro piuttosto breve, appena mezz'ora, e come molte cose spiazzanti non piacevole in tutti i suoi aspetti. Tuttavia i So Hideous non perdono il filo del loro discorso, nonostante scelte stilistiche anticonvenzionali, come tante altre band dove sembrerebbe regnare la convinzione che basta affastellare le influenze più disparate per avere un lavoro di qualità. Tutto ha comunque una sua coerenza, e questo è senz'altro uno degli aspetti lodevoli, oltre alla a questo punto ovvia creatività e varietà di spunti che questi statunitensi esibiscono.
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