SHADOW'S MIGNON: MIDNIGHT SKY MASQUERADE
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28/03/2009L'eclettico Henning Pualy, già chitarrista dei Frameshift, continua a snocciolare dischi da solista servendosi di diversi monicker ed esplorando orizzonti musicali completamente differenti ed occupandosi, in questo caso, dell'universo del Metal Classico. Prende così forma il trio degli Shadow's Mignon dove Pauly, in qualità di poli-strumentista, assolda al suo fianco Juan Roos per le parti vocali e Stephan Kernbach per qualche parte di tastiera. Mi risulta piuttosto difficile inquadrare questo progetto, il quale fa sì riferimento in modo spudorato (e non) a gruppi classici della scena quali Judas Priest, Manowar, Dio e Iron Maiden ma d'altro canto spicca per alcune composizioni, ad originalità zero, che trasmettono quel sapore che solo certi brani degli eighties riuscivano a dare. La vera nota dolente dietro a questo progetto sta nel modo poco rispettoso, a mio giudizio, nel quale vengono presentati i brani servendosi di titoli demenziali quasi a là Tenacious D (ma vanno benissimo anche i nostrani Nanowar) che spesso risultano esagerati rispetto al contenuto delle canzoni stesse. Basti pensare a "Kingdom Of The Battle Gods", che prima si presenta come un'ariosa ballata carica di pathos a là Savatage per poi vestire panni più grintosi sempre puntando su di una bella apertura melodica nel refrain. Alla luce di questo potrete ben immaginare come i contenuti dei testi non siano propriamente brillanti, ma provando a dare un'occhiata al booklet del disco in sostituzione di essi troviamo un messaggio, che lascio in coda a questa recensione, che non mancherà di far cadere le braccia a più di un appassionato. Bei brani per ottimi musicisti, certo. Ma sinceramente l'unico elogio che posso fare agli Shadow's Mignon riguarda le qualità di songwriting di Pauly Henning. Un disco dannatamente retrò per appassionati, non per tutti però.
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