PROMISED LIE: EPISODE II - DANGER ZONE
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14/03/2005I Promised Lie producono un disco meticcio, figlio dell'hard rock ottantiano a stelle e strisce, e forte di riminiscenze progressive che spaziano dai Fates Warning al prog rock tipicamente anglosassone, ai Queensryche prima maniera(ben evidente la passione che Marco, vocalist della band, nutre nei confronti di Geoff Tate). Ispirazione, quest'ultima, rafforzata anche dall'ottima cover di "Operation:Mindcrime", interpretata con grande intensità da tutti i membri.
"Episode II - Danger Zone" esce su Andromeda, etichetta veronese costentemente votata alla scoperta di nuove e vecchie band, e supportata dalla omonima fanzine fino a poco tempo fa anche in rete, ed è un disco che sa farsi apprezzare in tutta la diversità grazie alla bravura ed alla preparazione dell'intero quartetto, dal già citato Marco dietro al microfono, a Gianluca Piacenza, ottima chitarrista in grado di ricreare sound e atmosfera tipica del genere che imperversa nelle song con grande disinvoltura. Si passa da una facilità estrema dal funk di "Me And The Turtle" e all'hard rock song in cui i nostri sembramo amare senza tanto nasconderlo band come gli Extreme, alla ballad dolce-amara("Sometimes It Hurts), alla versione acustica di "Prodigal Song", brano già presente nell'EP d'esordio e qui riproposto "senza elettricità" dove i Queensryche fanno ancora una volta "ombra" sui nostri, a ritroso fino all'opener, quella "Q9" che mette in risalto la vena più propriamente prog del gruppo scaligero. Punto a sfavore è che mancano quei due-tre brani guida che si trascinano dietro l'intero disco fino a farlo decollare del tutto: le composizione sono tutte buone ma faticano ad eccellere. Particolare che al momento relega i Promised Lie "solo" tra le ottime band, quelle con una marcia in più ma con ancora molta strada da percorrere per farla ingranare.
Tempo c'è n'è, passione pure, nonchè preparazione tecnica e motivazione. Nel mentre, complimenti sentiti.
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