PRIMORDIAL: A JOURNEY'S END
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12/11/2007Tristezza. Malinconia. Romanticismo. Sono queste le parole chiave per capire il secondo full-lenght album dei Primordial che segna un netto miglioramento sotto il profilo compositivo rispetto al suo predecessore 'Imrama' (1995). Detto questo va comunque precisato che non vi è nessuna apertura al gothic metal di sorta, né echi di My Dying Bride di sorta, lo stile dei nostri rimane sempre quello, altamente indefinibile come bello ed affascinante. Riconoscibile sempre al primo ascolto, un album dei Primordial non è mai stato banale, non a caso è opinione di molto considerare 'A Journey's End' come il miglior album mai registrato dal gruppo irlandese. In questa release il gruppo mette in mostra una innata venatura epica e maestosa, che apre ad infinite e nuove soluzioni, oltre ad utilizzare strumenti come mandolini e mandolins e flauti. Il tutto a favore delle atmosfere generate, sempre e comunque al centro degli interessi del gruppo. Interessante è l'esperimento di mettere il testo del poema pagano "Dark Song" ad opera del poeta irlandese Amergin Glúngel come testo della canzone che da ciò prende il nome, e in generale in tutt ele canzoni del lotto A.A. Nemtheanga offre un approcio più maturo sia come compositore che esecutore di testi. Un album molto buono offertoci dai Primordial tanti anni fa, ma che personalmente continuo a collocare sotto al debutto. Comunque consigliato.
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