ONE MAN ARMY & THE UNDEAD QUARTET: 21ST CENTURY KILLING MACHINE
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13/01/2006Dopo lo scioglimento dei The Crown, grandissima band che ora come ora viene fatta passare come fondamentale grazie a tripli dvd e altre dubbie operazioni di marketing, il singer Johan Lindstrand non se ne è stato con le mani in mano e ha formato a tempo di record questi One Man Army & The Undead Quartet. Il genere di riferimento è un thrash metal molto ottantiano, fortemente imbevuto di attitudini e sonorità rock’n roll. Ben poco a che vedere musicalmente quindi con i vecchi compari, e chi si aspettava qualcosa del genere rimarrà deluso. I nostri puntano molto più sul groove e sulla pesantezza che sulla velocità fine a sé stessa; non mancano di fare capolino stacchi classicamente thrash, sebbene siano ridotti al lumicino, ma a dettare legge qui sono le chitarre iper sature e la voce sporca di whiskey del buon Johan, probabilmente il membro della line up più in forma. Se infatti i brani sono tutti estremamente godibili (vi sfido a tenere ferma la testa durante l’opener “Killing Machine”, “Devil On The Red Carpet”, “Hell Is For Heroes”, brano migliore del lotto, o “So Grim So True So Real”), è altrettanto facile indovinare quale sarà lo stacco, l’assolo o il riff successivo. Il difetto principale di “21st Century Killing Machine” è proprio la prevedibilità, che se alle prime fruizioni passa allegramente in secondo piano come è giusto, diventa un discriminante non da poco quando il disco deve ancora cominciare ad entrarti in testa. Suona quasi come un’occasione sprecata, ed è un peccato sentenziare così a fronte dei buoni spunti nominati poco sopra. Sicuramente un buon primo passo, sicuramente un disco divertente e che vi terrà compagnia per un bel po’, ma anche un album che fa a pugni con il concetto di longevità.
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