OLD MAN'S CHILD: VERMIN
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02/11/2005La creatura principale di Galder dei Dimmu Borgir, Old Man’s Child appunto, è sempre rimasta relegata tra la sfera underground e il mercato black melodico che li ha sempre accolti a braccia aperte (merito anche di un deal con Century Media che dura da moltissimo tempo), senza mai spiccare il volo definitivamente. Sarà per la propria natura di studio project, ma nonostante ci siano passati personaggi da niente come Gene Hoglan, gli Old Man’s Child non hanno fatto il botto come i colleghi Dimmu Borgir. Il precedente “In Defiance Of Existence” non aggiungeva nulla di nuovo all’assalto finora pepetrato da Galder e i suoi turnisti (stavolta solo uno, dietro le pelli, tale Reno H. Kiilerich), e da “Vermin” non mi aspettavo nulla di più; devo dire di essere rimasto piacevolmente colpito. Piuttosto che giocare sul sicuro, il buon Galder ha pensato di puntare molto di più sulle atmosfere, senza sfociare per questo in un uso parossistico delle tastiere; rari sono i momenti classicamente black metal e i blastbeat, che lasciano posto a evocative cavalcate thrash (“The Flames Of Deceit”) e a numerosi passaggi più cadenzati, ragionati e melodici (“The Plague Of Sorrow”), rendendo il tutto piuttosto interessante ed evitando così di fare un buco nell’acqua, si veda il nuovo Dragonlord. Consigliato ai fan dei Dimmu Borgir, degli Old Man’s Child (ma quanti saranno?) e del black metal moderno più atmosferico.
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