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MIDRYASI: Black, Violet & Blue

data

05/06/2013
80


Genere: Psychedelic Stoner Doom Metal
Etichetta: My Graveyard Productions
Distro:
Anno: 2013

Da subito il quartetto lombardo ci ha abituato ad una miscela assurda di stoner/doom a pesanti tinte psichedeliche. Col debutto c'era tanta carne al fuoco, ma allo stesso tempo ogni fraseggio, passaggio e stacco era lì al posto giusto sia che si parli della conclusiva suite, sia degli innumerevoli arpeggi o attacchi sonori più distorti tipici del genere. Dopo lo split con i Doomraiser e confermatosi come duo anche con il secondo album intitolato 'Corridors', oggi i Midryasi hanno aggiustato il tiro. Ci troviamo davanti un lavoro che si dedica anima e corpo alla forma canzone più tradizionale, a cominciare dalla durata media dei brani (e dell'album, quasi quaranta minuti): forma canzone che trova i giusti autori nei quattro pazzi. Voce e basso, chitarra, tastiera/effetti e batteria: il muro di suono che si va formando nel corso dei minuti, sembra riecheggiare quel gioiello del predecessore già dalle prime note di "The Counterflow", molto grintosa e dal piglio molto epico nel suo crescendo finale. I ragazzi hanno forgiato un loro sound sin dagli esordi, complice anche il massiccio contributo vocale di Convulsion che marchia a fuoco ogni traccia col suo particolare timbro vocale. 'Black, Blue & Violet' è un album speciale nonostante per certi versi, rimanga ancorato a certi standard. C'è sempre la solita vena schizzata della band, che si potenzia con "The Nuclear Dog", o assumono i toni di un'imponente cavalcata con la titletrack, brano che lascia spazio in modo differente alle tastiere. Tal strumento in questa sede trova una collocazione finalmente più ragionata, diretta senza sacrificarne l'aspetto più malato. Proseguendo l'album continua a crescere, c'è bisogno indubbiamente di più ascolti per capire quante sfaccettature esprima. Da un canto c'è l'anima più "rock" e insolente di "Back In The Maze", dal ritmo molto catchy, inaspettatamente poi brani come "Behind My Ice" riescono a riservare finali inaspettati nonostante i primi minuti insoliti, annaffiati da una cadenza dal sapore acre, forse anche troppo. Di questo disco possiamo solo che parlare bene. Ovviamente la My Graveyard non poteva non fare centro, e variare ulteriormente anche il proprio catalogo, a conferma di quanto stia sempre più diventando un'etichetta prestigiosa.

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