METAL CHURCH: XI

Il rientro di Mike Howe (ex Heretic) nella chiesa metallica è senz’altro uno dei motivi di maggior interesse di questa annata. I Metal Church avevano il dovere di riscattarsi dopo le ultime uscite discografiche con Ronny Munroe dietro al microfono tutt’altro che trascinanti. La réentrée di Howe (è uno di quei vocalist in grado di cambiare il volto ai brani) è stata accolta con entusiasmo sui social media, non rimane quindi che buttarsi all’ascolto di ‘XI’. Come scelta dei suoni la nuova release è (purtroppo) in linea con gli ultimi lavori, la produzione del tutto fare Kurdt Vanderhoof (unico superstite della storica formazione) soffre della mancanza di grip, non spostando di una virgola le coordinate musicali dei Metal Church da ‘The Weight Of The World’ (2004) in poi: una band che nel suo DNA esige di ben altre dinamiche per rendere al meglio. Anche Jeff Plate (Savatage e TSO) non sembra proprio a suo agio a ricoprire il ruolo che era del potentissimo Kirk Arrington, ed anche sul piano della scrittura era lecito aspettarsi di meglio. ‘XI’ si assesta sulla sufficienza grazie all’esperienza dei musicisti ed al talento di Howe, ma per una band che ha elaborato il manifesto dello US power con l’album di debutto, oltre ad aver regalato al popolo metallaro straordinari album come ‘Blessing In Disguise’ e ‘The Human Factor’ è veramente troppo poco.