HELLTRAIN: ROUTE 666
data
04/05/2004Possibile che una band possa proporre un mix di generi che rimanda prepotentemente a gruppi quali In Flames, To Die For, Motorhead, una background attitude sfacciatamente punk, che abusi di melodie spudoratamente ruffiane, e che faccia uso di hammond quando meno te lo aspetti? Possibile che tutto fili liscio con una amalgama ed una dinamicità travolgenti? Possibile, possibile. Ci riescono bellamente gli HellTrain, ennesima creatura sonora proveniente dalla sempre più fulgida Svezia, capitanati da Pierre Tornkvist, figura nota negli ambienti black per aver fatto parte(assieme agli altri due membri) di diverse cult band della scena. Ed in effetti, oltre alle influenze evidenziate sopra, qualche breve excursus in territorio ancora più estremo i nostri non disdegnano d'affrontarlo. Titolo, monicker e cover evocativi ed azzeccatissimi, "Route 666" è un vero e proprio treno destinato all'inferno. E ci va dritto trascinandosi dietro il lercio che lo separa dal cancello d'ingresso e tutto quanto tenti di sbarrargli la strada, volutamente o meno. Un disco di per sè "stradaiolo", urbano, grazie alla sua carica punk 'n' roll, che sceglie un percorso alternativo è più contorto attraversando la notte più buia illuminata dalla sola luna. Un disco che si ferma di stazione in stazione generando guerriglia("Polizie", ipotetico e pirotecnico single), disperazione("Sleepless"), proselistismo("The Helltrain Coven" è la mia canzone dell'anno), fino alla conclusiva "Helltrain", cadenzata, sulfurea, meritato riposo dopo l'estenuante arrivo in cui si fanno più evidenti le sfumature goth, ed in cui le growls di Pierre, seppure ancora acide e smisurate, frenano la forsennata spinta che ha condotto il treno al suo sinistro, raccapricciante ma godurioso capolinea. Tutto ciò senza mai dimenticare che la linea melodia dei pezzi ed i chorus, questi ultimi specialmente, sono seducenti ed accattivanti in maniera esponenziale. Magari una produzione meno perfetta(ormai canonico standard in casa Nuclear Blast) avrebbe reso il risultato finale ancora migliore, più funzionale alle composizioni ed all'atmosfera del disco, ma ciò che conta, sempre, è la sostanza. E "Route 666", leggendaria highway americana "bestializzata" che attraversa ben otto stati(da Chicago, Illinois, a Los Angeles) ne ha a sufficienza tanto da rendervi dipendenti, adepti del suo incedere promiscuo ed affascinante.
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