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GORILLA PULP: Heavy Lips

data

23/02/2018
73


Genere: Hard Rock, Stoner Rock
Etichetta: Retro Vox Records
Distro:
Anno: 2017

Ci sono varie tipologie di band che, in un modo o nell’altro, riescono comunque a mantenere una propria notorietà e credibilità. Ci sono band che mantengono e perseguono, dall’inizio alla fine dei loro album e durante tutta la loro carriera, un percorso ben definito e difficilemente scalfibile, attraverso un certo sound che si dimostra nel tempo distintivo. E poi ci sono band che, in certi punti del proprio percorso, avvertono il bisogno di creare dei momenti di discontinuità e di mettersi in discussione, cercando nel complesso, come detto prima, un’immagine forte. Nel corso degli ultimi anni, una rispettabile immagine nell’underground sia italiano che internazionale l’hanno data i Gorilla Pulp, che dalla calda Viterbo si propongono nella scena stoner con tutte le carte in regola per fare bene, e soprattutto con una qualità compositiva ed un’immagine tipica di questo genere che fanno subito breccia. Con i primi album, in particolare 'Peyote Queen', la band di Viterbo si è fatta conoscere proprio per cercare nello stoner psichedelico e nelle temperature desertiche il proprio marchio di fabbrica. Dopodiché, con l’EP ‘Prey On Your Mind’ uscito lo scorso anno, e poi con l’ultimo album ‘Heavy Lips’ hanno cercato di virare, seppur non radicalmente, i propri orizzonti, e cercando di scavare nei solchi del rock classico e del blues vigoroso. La qualità musicale della band di Maurice Flee e soci è rimasta pressoché intatta, e l’album si dimostra assolutamente capace di competere con i maggiori esponenti del settore. Per capire quali orizzonti i Gorilla Pulp hanno osato fissare e sfidare, si possono in questa sede citare alcuni pezzi degni di nota di ‘Heavy Lips’, che già si dimostra interessante e stuzziante sin dalle voluttuose labbra femminili in copertina, che invogliano l’ascoltatore (e non solo…) ad un’esperienza piena di seduzione, al limite del peccato. In “In Your Waters” i Gorilla Pulp abbracciano sonorità e modi d’essere cari a band come Kiss e, nel mondo contemporaneo in maniera ancora più forte, i Duel. Soprattutto la band di Austin sembra impossessarsi delle chitarre tusciane di Maurice e di Vernati, con ritmiche e riff possenti e veloci che inducono ben presto all’headbanging più convinto. La voce di Maurice si presenta sempre piuttosto ruvida e stagionata, tipica delle roventi atmosfere americane, e va ad incanalarsi in questo filone di rock classico che permea tutto il disco. Continuando a scorrere, troviamo quello che è il pezzo forte dell’album, la title-track, che nella prima parte del brano e durante i ritornelli assume contorni molto sleaze, che fanno spontaneamente saltare e balllare l’ascoltatore, ricamati anche dalle liriche che ben si inquadrano in quel campo ai limiti del peccaminoso, e andando poi in frangenti più vicini al blues nelle restanti parti, dove i ritmi si rallentano maggiormente e viene anche fatto un uso parecchio sensuale dell’armonica a bocca. In ‘Heavy Lips’ viene inserita anche “Prey On Your Mind”, brano che ha caratterizzato l’EP precedente, e che già faceva capire il parziale cambio di direzione della band da sonorità fortemente e costantemente stoner-psych, verso un sound più virato sull’hard rock più classico, fortemente debitore dei fumi degli anni ’70. Lo stoner psichedelico caro degli esordi della band comunque non manca neanche in ‘Heavy Lips’, e i ragazzi viterbesi ce lo dimostrano in “The Low Song”, dove la voce suadente di Maurice si sovrappone a degli arpeggi di chitarra dalle atmosfere lisergiche e sognanti, per poi irrompere di gran carriera nel ritornello dove si alzano le voci e i volumi, e la forza diventa dirompente. Si può dire che i Gorilla Pulp abbiano mantenuto, se non addirittura migliorato, sia la loro abilità di mettersi continuamente in gioco attraverso percorsi di rinnovamento stilistico, che la loro tecnica strettamente musicale che dimosstra di essere sempre a livelli più che buoni, con una grande prova alle chitarre ed alla voce di Maurice Flee. Bene così, per un gruppo che merita sempre più maggiore visibilità.

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