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DARKTHRONE: A BLAZE IN THE NORTHERN SKY

data

04/11/2004
96


Genere: Black Metal
Etichetta: Peaceville Records
Anno: 1991

"Quelli sono impazziti", questo è stato il commento di Uffe Cederlund degli Entombed (che aveva coprodotto "Soulside Journey") di fronte ai nuovi Darkthrone, così come alla Peaceville Records il master del nuovo Darkthrone scatenò non poche perplessità; "A Blaze In The Northern Sky" era tutto fuorchè il logico successore del debutto dei norvegesi: via jeans e scarpe da ginnastica, addio death metal, ecco spuntare face painting, cinturoni, vestiti di pelle nera e un black metal talmente marcio e maligno da far accaponare la pelle. Tutto questo all'indomani di "Soulside Journey", quando il gruppo aveva già pronto il successore (che verrà poi pubblicato come "Goatlord" nel '97) qualcosa accade e i Darkthrone diventano un'altra band; di solito si tende a trascurare il perchè di questa trasformazione limitandosi alla spiegazione ufficiale data ai tempi (i Darkthrone erano stanchi di suonare un genere falso come il death e volevano sfogare la loro malignità nel più autentico black metal) oppure alle recenti dichiarazioni di Fenriz secondo cui il gruppo si era stancato di perder tempo dietro al technical death metal e desiderava fare un qualcosa di più immediato e semplice; ma in realtà le motivazioni erano più complesse (e necessarie per comprendere come nasca un disco così estremo) e legate al contesto in cui la band si muoveva ai tempi: ossia la scena norvegese e l'Inner Circle. L'organizzazione satanica voluta da Euronymus e Dead nel 1989 (rispettivamente chitarrista e vocalist dei Mayhem) aveva ormai assunto il ruolo di faro musicale all'interno dell'underground norvegese, favorita in questo dalla label Deathlike Silence fondata da Euronymus e dal negozio di dischi gestito dallo stesso (Helvete ossia "Inferno") vero punto di ritrovo degli amanti del metal estremo in quel di Oslo. Partita come sempice organizzazione satanica l'Inner Circle era diventata un vero e proprio strumento di diffusione/imposizione del black metal, caratterizzato da ruoli e gerarchie ben precise; ad essa si erano già affiliati (oltre naturalmente ai Mayhem) gli Immortal, gli Hades, It degli Abruptum, i nascenti Emperor e un certo Varg Vikernes (mente dei Burzum). Il farne parte portava tutta quell' esposizione mediatica che i famigerati atti di black metal mafia garantivano (e che per ammissione degli interessati furono eseguiti prima di tutto per far emergere la poco considerata scena norvegese) ma d'altra parte comportavano una folle gara all'estremismo, all'insegna di chi era più feroce e cattivo. I Darkthrone fino al 1990 erano rimasti ai margini di tale circolo, ma col dissolversi della scena death norvegese (i Thou Shalt Suffer guidati da Ihsahn e Samoth si erano sciolti sostituiti dagli Emperor, i Satanel si spezzarono negli Immortal e nei Burzum) si erano trovati in un vicolo cieco; continuare con un genere ormai privo di sostegno underground nel proprio paese oppure inserirsi nella scena black e aderire all'Inner Circle? La scelta fu immediata, anche perchè ormai gli stessi Darkthrone non sentivano più il death come un genere proprio ed erano sempre più coinvolti nel black grazie all'amicizia nata con Euronymus. Ma la svolta del gruppo fu profonda e convinta, tanto che il bassista Dag Nilsen incise le parti di basso e fuggì letteralmente dalla band, mentre i restanti membri (da segnalare che d'ora in poi Ted Skjellum sarà Nocturno Culto e Ivar Engar Zephyrous) interuppero a partire dal '91 ogni esibizione live e iniziarono a concedere interviste solo a web zine selezionate all'insegna di dichiarazioni a dir poco scandalose. Nel giro di poco tempo i Darkthrone diventarono la band più chiacchierata ed odiata della scena estrema, grazie ad un atteggiamento ed a condotte a dir poco estreme: tutto questo non poteva non tradursi in un disco di rottura e ciò fu "A Blaze In The Northern Sky", un disco destinato a ridefinire il black metal in ogni suo aspetto: lo stile delle cover (ad opera dell'attuale bassista dei Cradle Of Filth Dave Pybus), il sound marcio e sottoprodotto e l'esecuzione scarna ed essenziale saranno copiati negli anni venire da centinaia di bands black. Il contenuto di questo disco è l'essenza del black metal: Celtic Frost, Bathory, Mercyful Fate, Hellhammer, Destruction e Sodom vengono rivisti in un ottica ancora più maligna ed estrema; i furiosi stop and go di "Katharian Life Code" precedono l'epocale "In The Shadow Of The Horns", il cui incedere belluino è rotto, nel finale, dalla sovrapposizione di un arpeggio di chitarra acustica sognante; "Paragon Belial" e "Where Cold Winds Blow" fanno sentire il fiato gelido della natura norvegese sul collo dell'ascoltatore, mentre la title track violenta letteralmente lo stile dei Mercyful Fate. A chiudere la mitica "Pagan Winter", ovvero la sublimazione del black in puro norse style. Il tutto segnato da testi scarni e maligni, dove odi sataniche si uniscono a celebrazioni della natura norvegese. Se volete capire cos'è il vero black metal, solo due dischi possono farvi da guida: uno è "De Mysteriis Dom Sathanas" dei Mayhem, l'altro è "A Blaze In The Northern Sky" dei Darkthrone, fateli vostri.

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