DARKEST HOUR: DARKEST HOUR
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27/11/2014Arriva il tempo per (quasi) ogni band di fare i conti e decidere se continuare sulla strada battuta fin là o se reinventarsi e scommettere in qualcosa di nuovo. Lo shock stavolta è più forte poichè forse non ce lo si aspettava dai Darkest Hour, ormai considerati gli Ac/Dc dello swedish metal made in Usa; non che Mike, John e compagnia non abbiano evoluto il loro sound negli anni, tra i tecnicismi di 'Deliver Us' e la melodia di 'The Human Romance, eppure un disco come 'Darkest Hour' crediamo non se lo aspettasse nessuno. Non mancano i brani tirati in pieno stile DH ("Rapture In Exile", "The Great Oppressor"), ma si tratta della minoranza; già l'album parte con un riuscitissimo midtempo, e poi si va avanti con clean vocals a profusione, parti acustiche, un duetto con voce femminile (!) in "By The Starlight". Vogliamo poi parlare della conclusione di "Hypatia Rising" e "Departure"? Il primo è sicuramente il brano più epico mai scritto dalla band, il secondo un concentrato di melodia, clean vocals e swedish riffing che traghetta i Darkest Hour verso (si spera) nuovi lidi. Come ci ha detto Mike Schleibaum in sede si intervista (presto online), a volte bisogna sapere scommettere, ed essere in grado di sostenerla questa scommessa. I Darkest Hour ce l'hanno fatta alla grande.
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