CRAWLING CHAOS: Repellent Gastronomy
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21/01/2014Senza mezzi termini questi Crawling Chaos, band romagnola attiva da diversi anni e giunta oggi al debutto attraverso Memorial Records con 'Repellent Gastronomy'. Già dal titolo possiamo intuire che non si tratta di materiale per deboli di cuore, il quartetto ha fame e rabbia in corpo e una volta imbracciati gli strumenti hanno messo in piedi un banchetto gastronomico natalizio degno del miglior chef, il tutto ovviamente in salsa metal. Metallo per l’appunto. Un territorio che questo combo sembra conoscere bene vista l’agilità con la quale si destreggia muovendosi tra death, black e brutal. Non pensateli però adepti della schematicità del metallo estremo della Florida: i Crawling Chaos da ascoltatori attenti sono riusciti nell’impresa di dare ampio respiro alla loro proposta, dando il compito alla sezione ritmica di rompere spesso e volentieri le redini del gioco sorprendendo tutti con repentini cambi di tempo e diavolerie di ogni tipo. A questo vanno poi aggiunte le chitarre, dove tra riff al vetriolo di chiara matrice black, assoli ed episodi al limite della sopportazione sono riuscite nella difficile impresa di dare ancor più robustezza all’intero prodotto. Potremmo parlare di Behemoth per la lucidità con la quale si espongono in territori così ostili, di Nile per capacità tecniche e soluzioni da urlo e Six Feet Under/Cannibal Corpse per la pesantezza del tutto, ma poi fondamentalmente la sola cosa che meritano questi ragazzi sono applausi e il supporto totale di ogni amante di musica metal che si rispetti. Il lavoro svolto da Simone Mularoni in sede di produzione non deve essere stato dei più semplici vista la quantità industriale di soluzioni strumentali inserite in ogni brano, ma sicuramente va detto che se l’è cavata più che egregiamente dando suoni cristallini e al tempo stesso heavy all’intero lavoro. "Blind Fiends Of The Ancient Evil" è sicuramente il miglior brano dell’intero lotto, un pugno in pieno viso vista la violenza concentrata in poco più di quattro minuti. Un brano che fa da biglietto da visita alle restanti undici canzoni, anch’esse diaboliche nel viaggiare su ritmi vertiginose e confezionate in maniera splendida dai quattro musicisti.
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