BORNIDOL: II
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18/03/2015Band veneta alle prese con un hard rock di stampo classico e progressivo. Il secondo vagito dei Bornidol si presenta come un lavoro ben congeniato, ma privo di idee. Gli spunti interessanti sono limitati alla buona esecuzione strumentale, mentre i brani risultano un po' troppo ridondanti. Qua e là qualche indecisione nel lavoro svolto da Massimo Colosio alla chitarra, e la voce di Paolo Gatti dotata di una certa estensione, ma che non graffia mai come dovrebbe sono i difetti più evidenti di un album che, uniti ad un songwriting da perfezionare, ne minano le potenzialità. I punti di forza, invece, risiedono nel lavoro incessante dello stesso Gatti ai tasti d'avorio, in particolare con l'hammond, motivo per cui ci sentiamo di consigliare di insistere sullo strumento, e magari ricercare un frontman anche in vista di eventuali date dal vivo. I riferimenti della proposta sono chiari con i Deep Purple in prima fila a dettare l'ispirazione, ma non mancano le influenze settantiane letteralmente più progressive. La produzione troppo scarna non valorizza ad ogni modo un lavoro che evidenzia buoni margini di miglioramento, e se i Boridol sapranno giocarsi le carte giuste, allora in futuro è probabile ci ritroveremo a parlarne di nuovo ed in maniera più positiva.
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