BATTLE BEAST: Bringer Of Pain
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06/03/2017Sono già passati due anni da quando Anton Kabanen, chitarrista e principale fonte compositiva della band finnica, venne silurato dai restanti componenti nel bel mezzo del tour promozionale di 'Unholy Savior', immediatamente rimpiazzato da Joona Björkroth fratello del tastierista Janne, di fatto divenuto leader e pronto a imporre le sue strategie. In effetti sono proprio tastiere e sintetizzatori a far la voce grossa indirizzando la struttura sonora verso un metal di facile presa dove vengono inseriti con un coraggio misto a sfacciataggine elementi tratti dal synth pop: provate ad ascoltare “Dancing With The Beast” che riprende il discorso iniziato da 'Touch In The Night' del precedente cd ma qui il suono delle chitarre è all'acqua di rose e la voce di Noora si presenta come un misto di Cindy Lauper e Patsy Kensit, nonostante l'ascolto si riveli molto piacevole i metallers più oltranzisti grideranno allo scandalo. Le prime due tracce fanno da trait-d'union con il lavoro precedente rivelandosi belle cavalcate heavy/power (replicate più avanti da "We Will Fight") e mantengono quell'elevata orecchiabilità che ha segnato la loro fortuna sia in termini di riscontri commerciali quanto di entusiastica critica, i malumori si manifestano quando dobbiamo sorbirci brani come "Bastard Son Of Odin" con quel refrain così fastidioso nella sua banalità o, peggio ancora, "Lost In Wars" (dove Noora viene affiancata nelle linee vocali da Tomi Joutsen degli Amorphis) in cui i Battle Beast combinano un bella porcata nel bislacco tentativo di far breccia tra i fans di Evanescence ed Amaranthe mentre la presenza della AOR ballad "Far From Heaven" si rivela decisamente fuori luogo. Nulla da criticare riguardo le singole performance, la new entry svolge la sua mansione con la professionalità richiesta (anche se Anton è tutt'altra cosa), indiscutibili produzione e mastering come sempre provenienti dai Finnvox Studio, ma è evidente che i Battle Beast si trovino in un periodo di transizione della loro carriera, devono insomma recuperare l'ispirazione che è andata in parte smarrita. La presenza delle bonus track, in particolare le validissime "God Of War" e "The Eclipse" (nonostante le tastiere tamarre) riesce a spingere la valutazione del lavoro quantomeno a livelli discreti.
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