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BARONESS: Stone

data

08/09/2023
76


Genere: Stoner, Progressive Sludge Metal
Etichetta: Abraxam Hymns
Distro:
Anno: 2023

Impopolari, aleatori e sfuggenti, gli americani Baroness ritornano sulla scena con un’immagine musicale semi-fiabesca intitolata ‘Stone’. In passato, un colore per ogni album ad indicare qualcosa di più profondo. Questa volta sarai tu a scegliere il colore del supporto del vinile (dieci varianti). “Embers” è una traccia dal potere ultrasensoriale, in grado di allargare gli orizzonti musicali a confini mai visti prima. E’ un incisione di arpeggi, armonie vocali gospel su un nastro magnetico, oggetto a sua volta di registrazione di suoni e rumori ambientali (acqua, aria, passerotti, etc.) La musica concreta (P. Schaeffer) è il mezzo che i Baroness scelgono per calare l’ascoltatore in un sogno/incubo o alterazione della realtà. La sua improvvisa interruzione è l’ellisse temporale per avanzare o retrocedere. Il mio primo passo è verso il basso (caduta): “Last Word” è una composizione accerchiante (da Mastodon, Paint Of Salvation). Ti investe un loop severo e veloce. E’ sincopatica: furiosa la batteria (scuola Fugazi) e dal solo di chitarra aggressivo. Valore aggiunto il coro femminile. “Beneath The Rose” è davvero bella. Riff thrash metal, tagliente, che si incorpora ad una linea vocale che viaggia da sola, trasversale, non cantata (sfrontatezza hardcore punk), e si riallinea alla melodia con l’ingresso delle sei corde arpeggianti. Intuizioni geniali. Durezza di fondo della sezione ritmica e scontri luminosi con rimandi a chitarre elettriche NWOBHM. “Choir” è un salto (nel vuoto). La Baronessa usa un altro stratagemma musicale che ti sembra riportare alla terza traccia. Ho la sensazione di essere ricaduta in quel vortice: assurdo! La batteria mi trattiene intrappolata, la voce di Baizley mi confonde in un incubo dark ricco di effetti (synth e spasmi di fiato). Chitarre da surf (Dick Dale) mi vengono a salvare! Sono loro i Baroness, fedeli alla linea: stupirsi e rinnovarsi, sempre! Spesso solitari nei loro percorsi. Ma improvvisamente un caldo suono mi sveglia, la Baronessa mi porge una mano, e mi accompagna fuori dal tunnel. Flashforward. Salto in avanti con “The Dirge”. Caos e cosmo, confusione e ordine, tra la quarta e la quinta traccia. “Anodyne” è disorganica. Traccia schiacciata dal nichilismo della baronessa. L’elemento fondamentale di questo album sembrerebbe proprio il doppio compito di rappresentare la mente umana sotto scatto. Una musica che distrugge il suono armonico e poi lo ricompone, con espedienti da Sonic Youth. “Shine” giunge nel silenzio con atmosferici arpeggi, poi sottolineati dal riverbero dell’elettrica, che arrotonda il suono, reso infuocato dalla martellante batteria, bit sonori in aggiunta (campanelli). Molto belle le dualità sempre presenti: serraggio di battute tempo e riff elettrici puliti da Metallica, in un cantato stoner. E’ nel trittico “Shine”, “Magnolia”, “Under The Wheel” c’è un ritorno alla loro matrice, discendente dallo sludge metal. Io credo che questo genere, difficile da classificare, difficile da inquadrare, sia una corrente che nasca dall’insoddisfazione, ma soprattutto sia una corrente musicale figlia dell’evoluzione! “Magnolia” la traccia più lunga dell’album, dall’alone prog-rock, segue la linea e risulta un po’ incompiuta, anche se sono deliziosi i binomi delle chitarre. “Under The Wheel” è un ritorno al proprio creato, si riparte dal basso, da un riff lento e oscuro (tipico dello sludge), sei minuti fermi e lenti, tesi in balia del senso del tempo di Sebastian; c’è un ritorno del cantato urlato, riverberi ed effetti attuali, ma sostanzialmente è un angosciante martelletto, che non prende una posizione definitiva. “Bloom” e’ un déjàvu da “Embers” (la prima traccia interrotta), riporta l’ordine e l’armonia. E’ la voce di Gina Gleason, dal potere suggestivo, a farsi strada tra il carillon di una chitarra elettrica, orditi vocali ed intrecci di più corde, dall’affiatamento bisessuale. Quanta complicità tra Gina/John! E che forza Gina (Misstallica, Queen Diamond, The Smashing Pumpkins live). Ancora sfuggenti i Baroness di ‘Stone’.

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