AND HARMONY DIES: FLAMES EVERYWHERE
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12/10/2007Il percorso che ha portato grandissimi nomi che orbitavano attorno al BM a passare al cosiddetto filone avantgarde (e possiamo citare Enslaved e Arcturus per esempio) è molto numeroso, ma pericoloso. Il motivo di tale pericolosità sta nella natura stessa del genere, che si propone di abbattere tutte le barriere sonico/stilistiche fra generi dando vita ad una sorta di pragmatismo musicale con il meglio di ogni genere da cui attinge linfa. Purtroppo l'errore più comune che si fa in operazioni del genere è quello di arrivare a creare invece dei calderoni in cui si mescolano un po' di questo e un po' di quest'altro, sfornando un qualcosa di amorfo e senza vita propria, che non è né carne né pesce, che è tutto ed il suo contrario allo stesso tempo. Un bel casino per l'ascoltatore! Gli italiani And Harmony Dies purtroppo hanno effettuato proprio questo tipo di operazione, per lo meno con il loro ultimo 'Flames Everywhere'. Un concept ben studiato a tavolino ma che si dimostra caotico a livelli esagerati, dove si incontrano svariati tipi di cantato (più o meno effettivi), cambi di tempo che il più delle volte corrispondono a cambi di mood e di genere, una musica che richiede tanta pazienza e molteplici ascolti per solamente venir capita, non dico apprezzata. Una chimera che si dimostra, nove volte su dieci, sterile. L'inferno, demoni, il Diavolo, la religione, l'occultismo, sono tutti temi trattati nelle liriche dell'album anche grazie ad alcuni ospiti più o meno noti (Samael Von Martin ex-Evol, Elena Longo). La registrazione è molto pulita e professionale, insomma, per capirci, tutto l'armamentario funziona, ma è l'idea di base ad essere un po' di difficile digestione: le fiamme dappertutto saranno pure un piatto gustoso, ma pesantuccio assai.
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