ALTERNATIVE 4: THE OBSCURANTS
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21/11/2014Più ascoltiamo la musica di Duncan Petterson, e più ci chiediamo fin dove sarebbero potuti arrivare gli Anathema se il percorso fosse stato lo stesso intrapreso dai fratelli Cavanagh. Ci piace immaginare una piece d'union di gran classe caratterizzata dalla spiccata sensibilità nota che sta facendo la fortuna - su piani commerciali differenti - di entrambe le parti in causa. Chissà mai cosa potrà riservarci il futuro. Intanto il buon Duncan "risponde" al disco omonimo degli Anathema con questo 'The Obscurants', titolo enigmatico quanto importante che riprende il discorso lasciato in sospeso dal precedente 'The Brink', affinandolo e migliorandolo con composizioni più essenziali, ma pur sempre dettate da un'intensità disarmante. La malinconia prende il sopravvento in ogni brano, e la sensibilità e l'eleganza innate di Duncan la sublimano in arte: cupo poetare e lirismo sfrenato scevro da qualsiasi formalità. Ad affiancare il musicista britannico questa volta troviamo un volto nuovo, Simon Flatley, cantante dall'ugola calda che impregna i brani della necessaria profondità. Da par suo Duncan si cimenta come al solito con diversi strumenti, ma è con il piano che riesce a fare la differenza disegnando semplici quanto intensi tratteggi autunnali. Difficile parlare di brani migliori: 'The Obscurants' è un lavoro che va ascoltato tutto d'un fiato, e meglio se lo si fa quando intorno si è favoriti da luci sommesse, dal crepuscolo, da sere invernali che non aspettano altro che una colonna sonora per guardarti ancora una volta dentro. Per provare a capire meglio quello che c'è la fuori, e non dimenticarlo...
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