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RHAPSODY OF FIRE, FREEDOM CALL, SECRET SPHERE

Non vedevo i Rhapsody (Of Fire), in qualsivoglia formazione, da un concerto di supporto agli Stratovarius al Palacisalfa di Roma il 27 aprile del 2000. Dopo un quarto di secolo, lo scorso 7 novembre, me li ritrovo a 500 metri da casa. Come non andare? A supporto doveva essere presente anche un'altra band italiana, i Secret Sphere. L'inizio dello show era annunciato da più parti per le ore 19 e invece alle 19:05 la prima band si era già esibita. Ancora non so se la responsabilità di far suonare la band piemontese alle 18:30 sia del locale o degli headliners, ma si è trattata di una scelta oltremodo infelice, non più di venti persone possono averli visti. Devo aver visto i Freedom Call in un'occasione, circa vent'anni fa, probabilmente durante il tour di 'Eternity', in una serata nel complesso trascurabile, perche non riesco a ricordare chi altro avesse suonato o se i succitati tedeschi fossero headliner o supporto. Nondimeno, devono avermi fatto un'impressione migliore di quella che ho avuto in questa circostanza. Cominciando dai, pochi, riscontri positivi possiamo osservare come la prestazione vocale del frontman Christian Bayer sia buona, una prova convincente nel suo genere. Anche il suo atteggiamento ciarliero e simpatico nel rivolgersi al pubblico è risultato nel complesso gradevole, ancorchè a tratti un po' esagerato, quindi probabilmente forzato. Le note dolenti vengono su tutto il resto: alcuni pezzi sono anche ok, nel senso che sono degli esempi tra il buono e il passabile di power metal teutonico, ma la quantità di canzoni che fanno apparire i Freedom Call come la parodia di se stessi o una band per quattordicenni sono più del paio che si potrebbero trovare accettabili per creare un po' di interazione e canto corale col pubblico. Si passa da momenti tra il divertito/imbarazzato (per se stessi e per loro) a momenti di sollievo laddove il tono e la proposta si allontanano dal goliardico a tutti i costi per farsi un po' più seri e centrati magari sulle qualità della band.(non trascendentali dopo venticinque anni di carriera come band marginale evidentemente). Non posso dire di essermi annoiato o che la band (in particolare nel suo, affabile e piuttosto in forma, cantante) non si sia spesa, semplicemente la scelta del materiale e lo spettacolo vanno bene per un po' di riscaldamento e basta. Persa la prima band di supporto e liquidata la seconda, bisogna dire che i Rhapsody Of Fire avevano la strada in discesa. Nondimeno voglio puntualizzare un paio di aspetti. Quando vidi i Rhapsody in precedenza c'era ancora Fabio Lione alla voce e la sua dipartita e successiva collaborazione con Luca Turilli in una delle molteplici incarnazioni dei Rhapsody, mi hanno fatto più volentieri seguire la costola del chitarrista originale piuttosto che quella del tastierista Alessandro Staropoli, presente ed operante durante questa esibizione. Devo tuttavia riconoscere di aver cambiato il mio punto di vista durante la serata. In parte perchè la prova dietro il microfono di Giacomo Voli è stata più che convincente, cosi come il suo stare sul palco, e non ho rimpianto per un secondo il pur validissimo Fabio Lione; in parte perchè, a conti fatti, devo riconoscere al tastierista della band di essere colui il quale ha portato avanti con più continuità e longevità l'eredità dei Rhapsody dopo lo scisma. E anche a fronte di una produzione che ho a volte trovato ripetitiva (ma devo riconoscere di aver seguito la band in maniera più superficiale negli ultimi anni) lo show dal vivo non ha affatto dato questa sensazione, risultando avvincente dall'inizio alla fine, qualsiasi cosa abbiano eseguito. La band triestina ha scelto i pezzi per questa setlist da ben dieci lavori differenti, lasciando che il materiale più datato chiuda sia lo show principale che il bis per una conclusiva dose extra di entusiasmo per il pubblico, non numerosissimo purtroppo ma sufficiente a creare un'adeguata atmosfera. Una menzione anche per la modestia del mastermind Alessandro Staropoli, chiamato meritoriamente in causa in una singola occasione dal frontman e molto celere nel restituire onori ed attenzioni a Giacomo Voli. Tra conferma e piacevole sorpresa, uno show di gran classe. 

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