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NEVER SAY DIE!

Come va di moda in tutto il globo, arriva anche in Italia il classico festival metalcore ricco di gadget omaggio, merchandise a iosa e soprattutto un numero consistente di gruppi. Stasera tocca al Never Say Die! sponsorizzato da Imperial Clothing. Roncade si è popolata (abbastanza, diciamo) fin dalle prime ore della serata, e il risultato complessivo è stato buono. Hanno aperto le danze i THE GHOST INSIDE, dalla California, con una mistura banalotta di metalcore melodico e deathcore con i breakdown. Applauditi da molti, non mi hanno personalmente detto granchè, anche se certe melodie di chitarra erano valide e senz’altro su disco sono un piacevole ascolto. Perfetti per il ruolo di opener, insomma. Seguono i grandissimi (ascoltateli su disco, se non ci credete) IWRESTLEDABEARONCE, stasera in formazione ridotta a causa di un’infezione alla gola della cantante. I nostri non si sono scoraggiati d’animo, e hanno suonato un set strumentale. Avevo timore di annoiarmi, invece è successo proprio il contrario. I nostri sanno suonare, e anche bene, e i tecnicismi di cui si sono resi protagonisti hanno reso la performance esaltante, lo si creda o no, e poi brani come Tastes Like Kevin Bacon e Pazuzu For The Win farebbero bella figura in ogni caso. Grandiosi. Seguono i massicci OCEANO, autori di un deathcore banalotto e che anche dal vivo ha mostrato tutta la sua pochezza, nonostante molta gente fosse in visibilio (del resto l’equazione growl + breakdown = successo è spesso vera). I nostri hanno saccheggiato il loro debut album, con brani praticamente indistinguibili l’uno dall’altro, facendo felici alcuni, annoiando altri. Ero davvero curioso di vedere all’opera gli AS BLOOD RUNS BLACK, ormai lontani dalla scene da tempo per quanto riguarda le produzioni discografiche, e orfani di alcuni membri originali. Purtroppo suoni atroci non mi hanno permesso di giudicare in modo equo, ma da quel che si è visto i cinque americani sembravano abbastanza alla frutta, tanto che la nuova chitarrista (oltre ad essere visibilmente alticcia) è sembrata a dir poco impacciata e alla ricerca di capire cosa doveva suonare (ma ripeto, i suoni non mi hanno permesso di capire se sbagliasse effettivamente o se fosse solo in preda ai fumi dell’alcohol), e i pezzi di Allegiance sono diventati delle ciofeche. Una cocente delusione, che spero sia solo un caso. Gli HORSE THE BAND erano l’incognita della serata, col loro miscuglio di elettronica e metalcore, ma appena sono saliti sul palco hanno mostrato a tutti di che pasta sono fatti, e sono riusciti a strappare molti più applausi di quanti ne avessi preventivati. Estraendo pezzi un po’ da tutta la loro ormai nutrita discografia, la band, prodiga di battute praticamente ai limiti della demenza, ha allietato per 40 minuti buoni un pubblico che li ha apprezzati. Si entra finalmente nella zona calda della serata, con gli ARCHITECTS, band inglese che sta godendo di una forte popolarità negli ultimi tempi, e c’è da dire che se la merita tutta. Gli inglesi hanno pubblicato un piccolo gioiellino come Hollow Crown, lo sanno e propongono a Treviso tutti i brani migliori della loro produzione che può ricordare, alla lontana, gli ultimi Bring Me The Horizon, quelli più melodici. Early Grave, la trash Numbers Count For Nothing e Follow The Water hanno allietato l’audience, e dimostrato come gli Architects sapranno fare grandi cose in futuro se riusciranno a giocare bene le loro carte. Stanchi e provati, si arriva agli headliner DESPISED ICON, canadesi e ormai veterani delle scene, appena usciti con un disco controverso come Day Of Mourning. I nostri (che sfoggiano due cantanti, sembrerebbe uno scherzo ma è proprio così) si danno da fare, e il loro piglio prettamente hardcore applicato a una base decisamente metal ha ottimi effetti dal vivo (sicuramente più che disco). A fare la parte del leone sono gli estratti da The Ills Of Modern Man e ovviamente Day Of Mourning, con la title track e MVP (che ha concluso la setlist) a spadroneggiare. Dopo un po’ sono anche noiosi, questo è sicuro, ma dal vivo ci sanno fare e il posto di headliner lo meritavano tutto. Ci si vede al prossimo Never Say Die!

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