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HELLOWEEN

Il metallaro vero è morto. AXXXIS L'Alcatraz ha approntato per questa serata di metallo il palco grande, ed a buon diritto, considerata l'affluenza di pubblico che supera non di poco le mie aspettative. Luci spente, si inizia lo show, e ad aprire le danze compaiono gli Axxis, in tour promozionale per l'uscita del loro nuovo "Paradise In Flames". La band attacca con la potente "Angel Of Death", e subito il pubblico inizia a scaldarsi. Dodici brani in un'ora, un Weiss al limite del fuori di testa, e la presenza scenica di Lakonia, la nuova singer della band teutonica, catalizzano l'attenzione generale. Weiss, storico cantante dei crucchi, pare uscito da un album di hip-hop: maglioncione largo, cuffietta nera, codino lisciato, e balla su goni pezzo con movenze a metà tra il folk e il "yò, fratello". Uno spettacolo fenomenale. Nel frattempo Lakonia sfrutta tutta la sua notevolissima carica sensuale per riprendersi il pubblico, ed il risultato è che la band si deve impegnare veramente all'impossibile per riportare l'attenzione alla musica. Particolari, ironici, attenti al pubblico ed al suo coinvolgimento, gli Axxis tirano le danze per l'ora concessagli con brani come "Tales Of Glory Island" o "Dance With The Dead", dando battaglia in maniera estremamente convincente. Più che scaldare il pubblico per gli Helloween, fanno il loro personale concerto; ed il risultato è che se la serata fosse finita sulle note di "Kingdom Of The Night" non ci sarebbe stato molto da rimpiangere. Ma la serata continua... Scaletta Axxis: 01. Angel Of Death 02. Tales Of Glory Island 03. Brother Moon 04. Little Princess 05. Take My Hand 06. Save Me 07. Medley acustico: Kingdom Of The Night/Touch The Rainbow 08. Wind In The Night 09. Dance With The Dead 10. Little Look Back 11. Na, Na, Hey Goodbye 12. Kingdom Of The Night HELLOWEEN Ed eccoli arrivati, gli zuccotti di Amburgo, i papà del Power Metal teutonico, gli alfieri storici dell'Happy Metal... Gli Helloween fanno la loro comparsa sul palco, scatenando il pubblico e stupendolo in partenza con l'opener del nuovo "Keeper": "The King For A 1000 Years", lungo brano che riprende il concetto del Keeper storico. Due ore e dieci di concerto, quattordici pezzi più gli assoli: Deris e soci regalano uno spettacolo lungo ed appassionato, come ormai si vedono raramente. Lascio immaginare lo stupore quando ho realizzato che, nella stessa setlist, erano presenti il "nuovo Keeper", il "Keeper" storico, ed "Occasion Avenue", tre brani decisamente lunghi e complessi. La setlist non cessa di sorprendere, se si considera che la scelta è stata praticamente fatta sulla sola "eopca Deris", con ben poche eccezioni (certo, un live act degli Helloween senza "Eagle Fly Free" e "Future World" sarebbe a rischio di linciaggio). Il pubblico risponde ottimamente, e questo è un altro motivo di stupore. Per spiegare l'affermazione iniziale, ciò che mi ha stupito è l'insieme di alcuni fattori: prima di tutto, la scelta della setlist. Lo "zoccolo duro" dei fan degli Helloween, in genere la fetta maggiore di pubblico, ha l'abitudine di non apprezzare Deris, ed i "suoi" pezzi in particolare: questo rendere la scelta dei brani un notevole rischio. In secondo luogo, concentrarsi così tanto su un album (il terzo "Keeper") estremamente criticato, è un altro rischio. Nonostante questo, la risposta del pubblico, sia come affluenza che come partecipazione allo show, è stata eccezionale. Se a questo si aggiunge che il pogo si è visto praticamente solo su "Eagle Fly Free", e solo tra poche persone, il quadro generale del mio stupore è completo. Traete le somme, e probabilmente giungerete alla conclusione che il metallaro vero è morto (con metallaro vero, si intende qui il vecchio metallaro stereotipato, il che significa che qualcuno potrebbe anche essere felice del suo trapasso). Al di là di queste considerazioni, lo show è stato qualitativamente splendido: Deris assolutamente in forma che non sbaglia una nota, Löble che devasta le pelli confermandosi un drummer di altissimo livello, Gerschner che mostra cosa vuol dire saper suonare una chitarra... Rimangono loro due, i "papy": Grosskopf e Weikath. Ecco, se su Grosskopf, come sempre, non c'è nulla di negativo da dire, su Weikath va segnalato come tenda sempre più a mettersi in secondo piano: in pratica, nulla di negativo nè di positivo. Ed è sintomatico che, alla presentazione della band, il boato sia solo per Markus: Weikath riceve gli stessi applausi degli altri. Intanto lo spettacolo continua, tra qualche inconveniente (l'amplificazione che si spegne più volte, lasciando acceso solo l'impianto sul palco: non vi dico la faccia di Deris che non capiva cosa stesse succedendo, visto che sul palco l'impianto funzionava...) e molta voglia di divertirsi. I due assoli, di batteria e di chitarra, vengono resi comici da gag come la sfida di ritmiche tra Grosskopf e Löble, e quella di chitarre tra Löble e Gerschner: due siparietti estremamente goduriosi. Il finale lascia un poco l'amaro in bocca, vista l'assenza di molti brani storici, ma tant'è: se si escludono gli inconvenienti tecnici, lo show è stato imperdibile, sia come partecipazione che come capacità della band. Una rinascita? Sclaetta Helloween: 01. The King For A 1000 Years 02. Eagle Fly Free 03. Hell Was Made In Heaven 04. Keeper Of The Seven Keys 05. A Tale That Wasn't Right 06. Drum Solo 07. Occasion Avenue 08. Mr. Torture 09. If I Could Fly 10. Guitar Solo 11. Power 12. Future World 13. The Invisible Man 14. Mrs. God 15. I Want Out 16. Dr. Stein

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