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GODS OF METAL 2009 ::: Part I

E' successo un pò di tutto, la comitiva di Hardsounds a questo Gods Of Metal è stata davvero sfortunata tra portafogli smarriti ed auto che abbandonano i poveri redattori in strada (vero Andrea?) lasciandoli quasi senza il becco di un quattrino...ma tant'è, tornare allo Stadio Brianteo dopo l'edizione del 2002 è stato davvero un piacere. Tanto prato, ombra per chi vuole, bagni a volontà, spruzzatori d'acqua per una fugace rinfrescatina, stand di dischi e magliette. Senza contare l'esordio del double stage, gratificante in termini di tempo e di massiccia presenza scenica ma un pò meno sotto l'aspetto sonoro nel suo pieno centro, c'erano davvero tutti i presupposti per poter dire di essere ad un festival "vero", come i tedeschi insegnano. Ma c'è sempre un pò da storcere il naso sulla "prigionia" alla quale ci stiamo lentamente abituando (una volta varcati i cancelli del Brianteo non si può uscire sennon in brevi orari stabiliti al momento), sulla TOTALE mancanza di cestini (non oso immaginare il lavoro che hanno fatto quei poveretti che se ne andavano in giro a raccattare tutto quello sporco in mezzo alla gente) ma soprattutto sull'evidente sottodimensionamento delle strutture per fornire da mangiare all'interno dell'area del festival. Posso capire che non si possa uscire dall'aerea ed è stata ottima l'idea dell'uso dei gettoni al posto di fare dell'inutile fila alle casse ma vi posso assicurare che allo stand (singolare, non plurale) c'è stata COSTANTEMENTE coda da mezzogiorno fino a tarda sera e, questo per esperienza personale, è stato addirittura titanico riuscire a prendere quattro pizze (in un altro stand, sempre singolare) considerando che senza la fila alla cassa ho fatto un'ora di attesa ammassato assieme a tante altre persone di fronte al povero fornetto elettrico che sfornava otto (8) pizze alla volta... Rispetto alle edizioni del passato i passi in avanti, comunque, sono tanti e di questo bisogna dare merito alla Live In Italy, la zona del GoM era ben servita sia per i trasporti sia per il pernottamento (la sua economicità è un discorso che bisogna fare a parte) e sono convinto che lavorando su questa splendida location anche il Gods Of Metal in un immediato futuro possa non avere nulla da invidiare ai festival d'oltralpe. Detto questo vi auguro una buona lettura del nostro report! [ColdNightWind] [VOIVOD] Attesissima, la band canadese dimostra subito che la posizione in scaletta ed il tempo assegnatole sono uno sfregio a chi da sempre la sostiene, ed alla band stessa. Nonostante il caldo, il sole a picco intorno alle 12:00, i Voivod sfornano un prestazione incredibile. Snakes non smette mai di sorridere e di sciommiottare, e le sue movenze lente, quais feline, lo rendono ancora più intrigante. Certo, non il miglior singer in circolazione, ma carisma da vendere. Gli altri non sono da meno: il ritorno in formazione di Blacky è sorprendente, mentre Away è una macchina da guerra. Buona anche la prestazione di Dan, nuovo chitarrista, anche se completamente oscurato dalla carica degli altri tre membri. "Global Warning"(dall'ultimo "Infini"), "Tribal Convictions", "Nothingface" si susseguono taglienti come rasoi, fino alla conclusiva, emozionante "Astronomy Domine" dedicata a Piggy. Quaranta minuti di grande musica per una grande band, ahinoi, che molto probabilmente non vedremo più on stage. Suoni quasi scabrosi. [Emo] [BACKYARD BABIES] Bella performance. Energica, scatenata, ma non troppo, la band svedese non delude le attese e manda in visibilio i molti fan stipati, parcheggiati in anticipo sotto al palco del Crue Fest. Ruffiani, con Dregen più fuori di un balcone, mettono in atto uno show in crescendo che sale di intensità brano dopo brano nonostante anche per loro lo spettro chiamato sole non conceda tregua. "Look At You" e "Highlight" sono i brani di punta dell'esibizione, potenti e maleducati, che si lasciano apprezzare anche da chi, curioso, vede ed ascolta la band per la prima volta. Più che apprezzabili. [Emo] [EPICA] Dopo la scorsa piovosa edizione del Rockin Field anche quest'anno gli olandesi Epica tornano ad esibirsi in un festival italiano. E nonostante il sottoscritto trovi di poco appetito la loro proposta, un abusato mix Gothic/Power dei connazionali After Forever e Within Temptation, un folto numero di fan è appostato sotto il Left Stage per accogliere trionfalmente l'ingresso di Simone Simmons. Prestazione eccellente da parte dell'intero gruppo, quasi un trademark per gli olandesi, ed una buona fetta di pubblico entusiasta ad accompagnare la loro esibizione. Ottimi suoni, ma probabilmente dovrei dedicare agli Epica una visita ad un loro concerto al coperto, visto che durante i festival non sono mai riuscito a percepire l'euforia che travolge i presenti. Comunque bene così. [ColdNightWind] [MARTY FRIEDMAN] Discutibile presenza quella dell'ex Megadeth e concerto poco più di un diversivo, a tratti anche abbastanza noioso. Esclusivamente strumentale, Marty non riesce ad andare oltre un "pirupiru" straripante che ammorba e parecchio molti presenti. Ma certo non è colpa sua. Lui dà il massimo, ma il contesto è semplicemente imbarazzante nonostante i suoi trascorsi siano a tutti gli effetti attinenti. Anche per lui un finale in crescendo, ma davvero poco a fronte di un pubblico assetato di brani da cantare a squarciagola, in attesa di cori da ripetere allo sfinimento. Inutile. [Emo] [EDGUY] Tobi! Tobi! Tobi! Gli Edguy non si fermano più, album dopo album tornano a visitare il nostro paese sempre più frequentemente e la folla non manca di partecipare con entusiasmo ai loro spettacoli. Nonostante la release del controverso 'Tinnitus Sanctus' non abbia fatto il "botto" la carica e l'energia del quintetto di Fulda raccoglie sempre più affezionati proseliti. Peccato solo che lo show di quest'oggi sia il gemello di quello svolto a Gennaio al Rolling Stones di Milano, anzi, il fratello minore vista l'inferiore durata della setlist. Tutto secondo gli schemi quindi, al trio d'apertura "Dead Or Rock", "Speedhoven", "Tears Of A Mandrake" risponde la "tanto fù" acclamata "Babylon", che adesso comincia anche a stufarmi. Il combo tedesco ce la mette tutta, tanto che Tobi invade il "Cruefest Stage", dove i tecnici stanno montando il palco per Lita Ford, per incitare la gente a spostarsi sotto il loro palco. Intanto via con il grande classico "Vain Glory Opera" e alle più recenti "Lavatory Love Machine", "Superheroes" . Però non so, vuoi per l'eccessiva fedeltà rispetto allo show di Gennaio, vuoi per un audio che, soprattutto tra i due palchi, era piuttosto "moscio", vuoi per una prova vocale di Tobi sulla difensiva ma questa volta, per la prima volta anzi, non esco del tutto appagato dalla loro esibizione. I numeri ci sono e confido enormemente in loro, vi aspetto a braccia aperte. [ColdNightWind] [LITA FORD] Invecchia bene Lituccia Ford, anche se la lontananza dal palco e dalla scena la si nota subito, appena si presenta on stage. Chissà, magari anche un po' emozionata, ma resta quasi sempre lontana dal microfono, parte in ritardo con le strofe, imbarazzante la sua richiesta "abbiamo ancora tempo per qualche brano" dopo "appena" 30 minuti di show. Le sue movenze sono sempre feline, sexy, e la sua voce non ha cedimenti apparenti, ma il tempo è passato anche per lei. Comunque, la curiosità è tanta e molti rocker sono qui anche per lei. Appena sufficiente esibizione tirando le somme. A riscuotere maggiormente l'approvazione del pubblico sono i classici come "Back To The Cave", riarrangiato e rallentato, "Kiss Me Deadly" e la ballad "Close My Eyes Forever", al tempo interpretata in coppia con Ozzy. Dai, un ritorno gradito per chi non ha mai avuto opportunità di vederla dal vivo(anche se 20 anni fa era tutt'altra storia), ma certo anche inutile. A settembre tornerà sul mercato con un nuovo lavoro. Qualcuno lo comprerà? [Emo] [QUEENSRYCHE] Erano anni che inseguivo i Queensryche, ed erano altrettanti anni che puntualmente mancavo ai loro show per i più improbabili motivi. E quest'oggi quasi non ricordavo della loro presenza nel programma del GoM di quest'anno, ma meglio così visti i precedenti. I 'ryche salgono sul palco maestosi e non è certo un fastidioso acquazzone, per fortuna, a fermare la loro esibizione e i fan assiepati sotto al palco. Il combo di Seattle, come pre-annunciato, pesca a piene mani da 'Empire' e 'Rage Of Order' dedicando nel mezzo del set un paio di brani dall'ultimo estratto 'American Soldier'. Niente di niente da 'Operation: Mindcrime' uno o due ma d'altronde un po' me lo merito e d'altro canto ho la fortuna di dire "poco male" visto quanta qualità e magia la band di Geoff Tate ha portato sul palco. Geoff Tate appunto, in completo quasi da "attore" domina il palco ed incanta con una prestazione vocale davvero da Gods Of Metal, nel senso letterale del termine, anzi di più. Si parte con alcuni brani di 'Rage Of Order' come "The Whisper" e "Walk In The Shadows" per poi passare, come detto, alle recenti "Man Down!" e "The Killer" per poi dedicarsi ad un gran finale tutto per l'acclamato 'Empire'. "Best I Can", "The Thin Line" eseguita con tanto di sax, "Jet City Woman" e si chiude con la titletrack uno show spettacolare con il quale il combo americano ha confermato tutta la propria qualità pur facendo affidamento su di una line-up più "giovane" rispetto alla loro tradizione ventennale. Adesso ai loro prossimi show non posso proprio mancare...anche perché 'Operation: Mindcrime' ce l'ho ancora lì.... [ColdNightWind] [TESLA] Dopo secoli i Cavalieri Elettrici ritornano nel nostro paese, e lo fanno per lasciare il segno. Fin da subito sono chiare le intenzioni della band californiana che graffia a più non posso grazie alla sua dirompente carica elettrica, ed in particolare al sempre in forma Jeff Keith, praticamente come un ventenne con voglia immutata di divertirsi e coinvolgere. Dirompenti nonostante il volume scandalosamente basso dell'audio, e qualche problema tecnico superato con la disinvoltura di chi sa come intrattenere la gente anche quando le cose non vanno per il verso giusto. Breve inizio in sordina con un paio di estratti dall'ultimo "Forever More", poi si decolla con classici come "Modern Day Cowboys", "Getting Better", "Heaven's Trail", "Hang Tough" e "Love Song". Spazio anche per "Into The Now", e per un finale davvero incandescente con "Rock Me To The Top". Semplicemente grandi! Affiatati, tecnicamente ineccepibili, soprattutto Frank Hannon il quale si dimostra ancora una volta un chitarrista a tutto tondo, ben supportato dall'altro chitarrista Dave Rude, sostituto di Tommy Skeoc. Una macchina macina rock perfetta ed emozionante che ha pochi pari in giro per il globo. Questa è storia, ragazzi. [Emo] [HEAVEN & HELL] A proposito di storia. Ormai è diventato retorico e scontato stare sempre a dire quanto sia scontato e retorico sostenere la grandezza di questi personaggi. Banale stare sempre a scrivere del fascino immortale di icone quali R.J. Dio e Tony Iommi. Provare a scrivere qualcosa di diverso? Mah, forse chi non c'era non sa bene cosa si è perso, ma anche questo è scontato. Allora sappiate soltanto che il concerto è stato una favola, magico, stregato. Punto. Che gli estratti dall'ultimo "The Devil You Know" sono stati "Fear" e "Bible Black", che Vinnie Appice si porta dietro un drum-kit impressionante inversamente proporzionale al suo talento ed alla sua creatività, e che non utilizza completamente neanche durante il classico assolo frantuma palle. Poi tanti classici dei Sabbath targati Dio-era. Che spettacolo! Ah, una rivelazione finale che renderà la parentesi Heaven & Hell altamente interessante ed orginale rispetto ai tanti report tutti uguali: Tony Iommi è mio padre. [Emo] [MOTLEY CRUE] Ai Crue, chi più, chi meno, siamo tutti affezionati. Però basta, dai. Ormai siamo al limite della sopportazione alla pari del vedere anni fa, ogni sacrosanto anno, sempre i Manowar al Gods. Per carità, qualcuno era presente anche per la prima volta ad un loro show, ma è tempo di cambiare. Comunque, grande scenografia. Il circo il suo spettacolo lo fa, ehm, benino, con un Vince Neil il quale ormai starnazza più che cantare, visibilmente goffo e sottotono, e la band al completo fastidiosamente fuori tempo soprattutto nelle battute iniziali. Apre lo show "Kickstart My Heart", ma è più l'entusiasmo del pubblico che l'effettiva resa del brano a creare l'atmosfera giusta, anche se alla lunga anche quest'ultimo tirerà un po' i remi in barca. Un concerto brevissimo, poco più di un'ora con addirittura due pause ed il solito pezzo rap di Tommy che scartavetra a dovere i cosiddetti. Finale prettamente scenografico con tanto di piano e tutta la band attorno alle prese con "Home Sweet Home". Insomma, molta cornice e poco quadro. Scorretta e maleducata a dovere la scenografia, ma i Crue non tengono affatto botta. [Emo]

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