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THE GAS CO. FEST

Il Gas Co. Fest era davvero una ghiotta occasione, dato anche il bill di tutto rispetto, per vedere per un'ultima volta i Nine Inch Nails dal vivo prima dello stop a tempo indeterminato annunciato da Trent Reznor per la fine di questo tour, ma era anche una data a rischio per quanto concerne la partecipazione del pubblico, visto che nei due giorni successivi l'inferno metallico sarà di scena a Monza per il WE del Gods Of Metal 2009, e da non sottovalutare è anche il rischio pioggia, con previsioni catastrofiche per la serata ed il fatto che il festival si è tenuto di venerdi, ovvero giorno lavorativo. Ad aprire la giornata gli scarsamente conosciuti Super Elastic Bubble Plastic, guidati dal chitarrista Gionata Mirai; un set il loro decisamente strano, votato più all'improvvisazione che all'esecuzione di brani veri e propri; da notare il singer, che per l'intera esibizione ha passato il tempo ad armeggiare con le meccaniche della chitarra ed a regolare i volumi ed i livelli del proprio amplificatore (stesso tipo di gimmick fastidiosa che utilizza anche Pete Steele dei Type O Negative). Strani, all'apparenza svogliati e scazzati, ma decisamente affascinanti nel loro stile trasandato... assolutamente da rivedere. Piazzati a sorpresa come seconda band di giornata, dopo la defezione improvvisa di Five Finger Death Punch e quella annunciata di Killswitch Engage (la band ha dovuto tornare a casa dal tour per un lutto), gli sconosciuti laziali Belladonna, che wikipedia definisce il secondo gruppo italiano nel 2005 per ascolti su myspace dopo i Lacuna Coil (ahahahahah! Ma daiii) reduci dall'aver supportato Duff McKagan il giorno precedente nella sua data a Pinarella di Cervia, hanno tenuto un concerto che per molti dei presenti è stato più un riempitivo che altro, data l'ora dell'esibizione (l'ora di pranzo). Per il sottoscritto, invece, il set dei romani è stato davvero positivo, perchè la band, che a dire il vero non conosco molto, ha tenuto uno show davvero disturbante, magistralmente guidato dal fascino a dir poco perverso della singer Luana, vampiresca ed oscura e da quello più dimesso della tastierista Alice (che si è esibita in tubino, cappello da sera e lampada da tavolo sulle keys). Ok, a livello musicale non hanno lascito alcun segno, ma devo dire di aver davvero gradito non poco il lato visivo della cosa. Mi aspettavo davvero poco dall'esibizione di Duff McKagan e dei suoi Loaded, giusto un set nostalgico basato sugli anni con i GN'R, e non ho sbagliato di molto. Duff, che a dispetto degli anni e dei vizietti pericolosi, è ancora in forma smagliante, si presenta sul palco eseguendo alcuni dei pezzi del suo nuovo album 'Sick', brani che non fanno molta presa sui presenti, in fervente attesa di qualche pezzo tratto dal repertorio dei Guns. Ecco quindi che il set muta, e via alle covers... nell'ordine vengono eseguite "I Wanna Be Your Dog", di Iggy Pop, "TNT" degli Ac/Dc ed un'emozionante "Wild Horses" dei Rolling Stones, prima di dare il via all'agognato medley dei Guns, durante il quale vengono eseguite "Welcome To The Giungle" (solo nell'intro però), "It's So Easy", "So Fine" ed una corale "Paradise City" a chiudere l'esibizione. Come commentare? Duff ci ha provato con i suoi brani, ma il fantasma del suo vecchio gruppo ha ancora troppa presa sul pubblico, quindi via ai ricordi e tutti contenti nel pubblico. È già ora del turno dei multietnici freaks The Mars Volta, vista la defezione dei Killswitch Engage, ma dopo pochissimi minuti di esibizione, ecco che il meteo ci mette del suo ed un vero e proprio nubifragio si abbatte sull'Idroscalo. La band degli ex At The Drive-In non si è comunque lasciata scoraggiare, così come i numerosi fans del gruppo accorsi all'evento solo per loro, e sotto la pioggia battente ha portato a termine un concerto davvero emozionante, con brani presi da ogni loro release (anche se per 'Frances The Mule' la citazione è davvero minima). Grandissimo e carismatico il singer Cedric, superbo e bravissimo il chitarrista Omar, così come tutto il resto della truppa, e decisamente perfetti i suoni, per un'esibizione da bissare al più presto, speriamo in un locale al coperto. Onore e merito ai fans del combo, che per più di un'ora si sono sorbiti pioggia a secchiate e raffiche di vento spaventose fermi immobili sotto il palco! I Korn sono sempre un terno al lotto, e la loro resa dipende dall'umore di giornata. Per giustificare questa affermazione basti ricordare due degli ultimi festivals in Italia ai quali gli americani hanno partecipato, ovvero il Gods 2006, dove sono stati assolutamente protagonisti, mettendo in ombra persino gli headliner Guns N' Roses, ed il Gods dell'anno seguente, dove non ne hanno beccata davvero una. Il concerto inizia davvero male, perchè dopo un intro, durante il quale i soliti musicisti di supporto salgono sulle assi, al primo accordo di chitarra salta tutto l'impianto, e ci vuole almeno un quarto d'ora (sempre sotto la pioggia, anche se molto meno forte di quella caduta durante i Mars Volta) prima che la band salga sul palco sulle note di "Right Now". La setlist era già nota da tempo, la stessa già presentata al Rock Am Ring ed al Download, quindi niente sorprese per il pubblico milanese, e lo show prosegue a colpi di hits storici (da notare che durante "Blind" alcuni fans si sono addirittura inginocchiati in mezzo alle pozzanghere per mostrare alla band il loro gradimento) e qualche cover, "One" dei Metallica e "We Will Rock You" eseguita a cappella da Davies, fino al finale all'insegna di "Another Brick In The Wall". Tirando i voti, per un Davies più o meno sufficiente, anche se la gag del respirare ossigeno durante ogni break ha un tantino stancato, abbiamo un Ray molto bravo, anche se forse troppo duro in alcuni spezzoni, mentre deludenti e sottotono si sono mostrati Munky, più spesso impegnato a fare il brillante con i fans nelle prime file che a suonare, e Feldy che non ne ha presa una di numero in tutto il set. Cambio di palco finale ed è giunta infine l'ora degli headliner, anzi, dell'headliner, perchè per tutta la durata del concerto, tutto il pubblico guarderà e si rivolgerà solo a Trent Reznor, soprassedendo al fatto che l'esibizione prevede quattro musicisti sul palco. Pronti via con la potenza e la violenza di cinque pezzi in sequenza come "1000000, Last, Terrible Lie, Discipline e March Of The Pigs", spaziando dalla techno al punk come se fosse la cosa più semplice da fare, prima che si possa tirare un poco il fiato con "Piggy". Reznor al solito è di poche parole, e si concede poco al pubblico, ma questo è il suo personaggio, ed ai presenti va bene così, anche perchè le emozioni comunque non mancano mai, e momenti come la parentesi acustica, oppure il lancio in aria da parte de Trent della chitarra durante "Mr Self Destruct" sono da considerare delle ciliegine sulla torta. Il concerto procede emozionante e senza cali di tensione, tra enormi esplosioni di luci strobo, fumo e raggi laser, pescando per gran parte dal capolavoro 'The Downward Spiral', otto pezzi da questo album, ma anche dall'ultimo 'The Slip', che è stato proposto per tre brani, fino al gran finale, dopo quasi due ore e mezza di esibizione, dove una struggente "Hurt" saluta il pubblico, che commosso e fradicio fino al midollo, porge il proprio saluto a Reznor e soci dopo un concerto intenso come pochi altri, nella speranza che questo pensionamento dei NIN non sia definitivo... time will tell, si dice; quello che so è che stasera sono stato davvero fortunato ad aver potuto vedere questa band per una volta prima che questo non sia più possibile.

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