NOISE TRAILS IMMERSION
In redazione non sono passati inosservati i torinesi che fanno del caos e della dissonanza più estrema la loro ragione di vita. Più di dieci anni sulla scena underground italiana con un passaggio dall’inglese all’italiano nel cantato. Cerchiamo di saperne di più della band.
Non è facile trovare cinque elementi con lo stesso desiderio di comporre musica dissonante che collima con il caos. Come vi siete formati? Parlateci di voi? Ciao e grazie per l’opportunità di questa intervista innanzitutto! È stata una coincidenza abbastanza fortuita a dir poco: i Noise Trail Immersion inizialmente nacquero ormai 12 anni fa come band mathcore dalle ceneri di un precedente progetto. Dopo pochissimo tempo dall’avvio della nuova band, uno dei due chitarristi lasciò il progetto, e dopo qualche giorno Fabio (il nostro cantante), preso quasi dalla disperazione, girovagando per il sito “Villaggio Musicale” trovò un annuncio di Daniele che cercava una band con cui suonare e scrivere musica, in quanto si era appena trasferito a Torino per l’università. Decise quindi di scrivergli e il giorno stesso ci vedemmo tutti e cinque insieme per una birra (Daniele e gli altri quattro componenti). Si è creata subito una spiccata intesa musicale, data anche dalla passione comune di tutti per il black metal (oltre che per il mathcore, che all’epoca era il genere principale del progetto), e da lì è nata un po’ tutta l’idea del sound che poi abbiamo forgiato con i dischi che vanno da 'Womb' (2016) in poi. Col passare del tempo, quello che era inizialmente un progetto puramente mathcore mutò quindi in parte le sue intenzioni, mantenendo la componente caotica e dissonante del genere math e cercando però di fonderla con le atmosfere scure del black metal, con qualche influsso post-metal a contorno.
Ulcerate, Imperial Triumphant, Gorguts o Don Caballero, Shellac e Jesus Lizard; a quale di questi band/generi musicali vi sentite più vicini o vi ispirate? Crediamo di essere (o almeno ci proviamo) un po’ un coacervo dei vari mondi musicali da te evocati menzionando queste band. Probabilmente Ulcerate e Imperial Triumphant sono tra quelle da te menzionate le band più vicine a noi stilisticamente, ma in realtà parte di ciò che speriamo contribuisca a rendere il nostro sound distinguibile è proprio quella componente noise/math data dall’influsso di gruppi come gli altri della tua lista.
State organizzando un tour di supporto al nuovo disco? Ci stiamo lavorando proprio in questo periodo! Abbiamo avviato da alcuni mesi una collaborazione con l’agenzia Death Over Rome, che sta curando per noi tutta la parte di management e live booking. Attualmente le date di supporto al nuovo disco sono in fase di organizzazione, non vediamo l’ora di portare questo lavoro anche dal vivo.
La copertina del nuovo lavoro è l'antitesi di 'Born Again' dei Black Sabbath? Molto interessante e calzante questo tuo parallelo, in effetti ci sta, ma ad essere sinceri non ci avevamo pensato. Tra l’altro la scelta dell’artwork è stata un po’ casuale, nel senso che non si tratta di un lavoro commissionato ad hoc: il nostro cantante Fabio ha trovato su Instagram la foto del dipinto del bambino, perché è stato realizzato da un suo conoscente. Appena l’ha vista l’ha mostrata agli altri componenti e a quel punto per noi il collegamento tra l’impatto visivo dell’immagine e il mood del nuovo disco è stato immediato. Ripensandoci a posteriori, in effetti secondo noi c’è proprio un fil rouge che funziona bene nel legare l’impatto e la violenza dell’immagine con la volontà musicale dell’album, dando al tempo stesso continuità all’elemento “umano” che è sempre stato presente finora (anche se in modi diversi) negli artwork dei nostri dischi.

I vostri membri fanno parte di altre band? Che rapporti avete con la scena torinese? Simone, come d’altronde molti batteristi, suona in diversi progetti (tutti abbastanza lontani stilisticamente dal nostro genere, spesso anche come turnista, ma d’altronde lui è un batterista molto versatile), Daniele ha due progetti solisti (uno black metal, Occulta Veritas, e un altro di musica ambient, Abiura) e Lorenzo due progetti di musica elettronica (Micromecha e Alcor). Con la scena torinese c’è sempre stato un bel rapporto, abbiamo tanti amici e ai concerti c’è sempre una bella atmosfera. Purtroppo qualche anno fa il Covid ha dato una bella botta alla città dal punto di vista della realtà musicale, in particolare di quella live. D’altra parte, però, noi che siamo Millennials stiamo ormai diventando vecchi e vediamo con piacere che si è creato un bel movimento underground nella Gen Z che sta ridando vivacità alla scena.
A cosa si deve la scelta della lingua italiana rispetto all'inglese dei lavori precedenti? Ad un certo punto ci siamo resi conto semplicemente che l’italiano è una lingua bellissima ed era un peccato non scrivere i testi nella propria lingua madre, tenendo anche conto che sicuramente scrivere i testi nella lingua che si conosce meglio offre comunque un ventaglio di possibilità variegate e particolareggiate a cui è più difficile attingere con una lingua che non parli tutti i giorni.
Come siete finiti nelle spire della I-Voidhanger Records? L’abbiamo sempre bramata perché dal nostro punto di vista è una delle realtà underground più incredibili esistenti (non solo in Italia) nella nostra nicchia musicale. Luciano è veramente una persona magnifica e il suo impegno volto a dare spazio a band uniche e oscure, molte delle quali altrimenti faticherebbero a disporre di una “vetrina”, è davvero notevole. Tramite un contatto in comune che ha fatto da “passaparola”, gli abbiamo scritto su Facebook e lui si è mostrato da subito molto interessato alla nostra proposta musicale e disponibile a intraprendere una collaborazione.
Da dove deriva tutto il tormento dei vostri testi? Cosa volete trasmettere e da dove traete ispirazione? Non c’è una fonte di ispirazione in particolare che spicca, Fabio ama mettere in forma di “flusso di coscienza” un insieme di pensieri sparsi di matrice esistenziale, che hanno a che fare con temi universali come la vita e la morte, la coscienza e le contraddizioni insite nell’essere umano. A vario titolo alcune “influenze”, o per meglio dire degli “echi”, possono essere rintracciati in correnti di pensiero molto diverse tra loro come la filosofia nietzscheana, il pensiero di Emanuele Severino e la filosofia orientale della Non Dualità e dell’Advaita Vedanta.
Dato che i vostri brani sono così intricati, riuscite a trasporli fedelmente dal vivo o preferite modificarli per renderli più rispondenti a quella dimensione? Quale la reazione del pubblico ai vostri concerti? Domanda molto interessante, diciamo che tendiamo a concepire la performance live come qualcosa di totalmente a sé rispetto al disco, per cui l’idea di fondo non è tanto quella di puntare ad una mera esecuzione il più possibile fedele dei pezzi, quanto piuttosto quella di replicare le emozioni suscitate dall’ascolto con uno show che contempli anche l’aspetto visivo e scenico, chiaramente in maniera sempre coerente con l’elemento musicale. Pertanto, nei nostri concerti cerchiamo di arricchire il tutto servendoci di luci, fumo e intermezzi vari. È un aspetto che secondo noi è importante nel caso della nostra musica, dato che i brani sono molto difficili da seguire, soprattutto in un contesto live in cui inevitabilmente qualcosa tende a perdersi rispetto al disco. Per quanto riguarda l’esecuzione in sé delle canzoni, le parti dei vari strumenti sono di solito suonate in maniera pressoché identica a quanto registrato in studio in termini di partiture, salvo sporadiche sezioni particolarmente complesse in cui qualche piccola semplificazione può risultare funzionale ad una resa generale migliore. Per quanto riguarda la reazione del nostro pubblico non saprei dirti perché è difficilmente interpretabile, c’è sicuramente una linea di confine sottile tra lo sgomento e il disgusto. Scherzi a parte, ci teniamo a fare una bella impressione dal vivo e facciamo sempre del nostro meglio per portare un concerto di qualità.
Volete aggiungere qualcosa? Ci teniamo innanzitutto a ringraziare Igor e Hardsounds per l’interesse e la visibilità che avete scelto di darci. Grazie anche per le domande originali e mai banali, è un piacere provare a descrivere degli aspetti della band su cui noi stessi spesso paradossalmente non ci soffermiamo fin quando non capita l’occasione di parlarne con qualcuno! Un ringraziamento anche a tutti coloro che ci hanno supportato finora e a chiunque spenderà il proprio tempo per leggere questa intervista!


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