WHITE STONES: Kuarahy
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12/05/2020Progetto solista di Martin Mendez, iniziato nella sua stesura durante un periodo di stop dopo il tour dell’album ’Sorceress’ con gli Opeth; gruppo con cui attualmente suona e che per certo ha influenzato il sound del lavoro in questione. Tali influenze le si possono ritrovare sin dalla seconda traccia “Rusty Shell”, che presenta forti caratteristiche di rimando agli album del periodo più intriso di black/death metal, prima della definitiva sterzata verso il progressive rock. Le somiglianze iniziano certamente dalle partiture di batteria che riesce insieme alle chitarre a far ritrovare all’ascoltatore quel sapore così opethiano. Nonostante le influenze sopracitate, Mendez con il progetto ‘Kuarahy’ vuole tornare alle sue radici d’appartenenza: il death metal più crudo. Tale volontà la si può percepire in tutte le dieci tracce, avendo anche dei preziosismi che si discostano dal genere puro. Un esempio è la traccia “Gurya” che presenta una strumentale che si alterna fra il rilassante ed il movimentato, tutto questo grazie ad un ottima sinergia fra le partiture di batteria, suonata da Jordi Ferré, e chitarra. Dopo di questa si viene catapultati in “Ashes”, dai toni decisamente appartenenti al death metal, che presenta appieno l’aggressività dei vocalizzi di Eloi Boucherie. Le tracce che seguono infatti sono tutte più standard nel genere, fino ad arrivare all’ultima breve traccia “Jasy”, completamente strumentale che si presta perfettamente come chiusura dell’album.
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