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TRUE WIDOW: Avvolgere

data

23/09/2016
75


Genere: Stoner Rock
Etichetta: Relapse Records
Distro:
Anno: 2016

La Relapse Records è conosciuta per aver fornito al mercato prodotti di un certo spessore in campo estremo ma non solo, si guardi l'ultimo LP prodotto dai Cough che ho avuto modo di recensire e che ha riscosso parecchi consensi. Questo 'Avvolgere' è la quarta fatica del gruppo True Widow, nativo di Dallas, Stati Uniti, e secondo disco prodotto con l'etichetta summenzionata dopo 'Circumambulation' del 2013. Il terzetto texano è fautore di un sound che non ci aspetteremo da un gruppo proveniente dal nuovo continente, ma più da un gruppo britannico influenzato da tutto il rock alternativo nato e diffusosi dalla fine degli anni settanta e durante il corso degli ottanta. Definirli stoner rock sarebbe alquanto riduttivo, ascoltandoli si percepisce che c'è molto di più nei dieci pezzi che compongono questo LP; si va dalla mesmerizzante "Black Shredder", forse il pezzo più stoner di tutto il platter con una scelta di suoni soffocanti e un riverbero che più cavernoso non si può, a "Theurgist" che lascia intravedere quelle che sono le forti influenze alternative rock del trio americano. Per alternative rock mi riferisco in particolar modo alle influenze shoegaze e della dark wave anni ottanta, molto percepibili all'interno del pezzo che è apprezzabile per la sua semplicità e linearità delle melodie. Semplicità estrema e liriche minimali sono anche le caratteristiche di "Entheogen", brano che si struttura su di un riff che si ripete in maniera ciclica e che risente anch'esso dell'influenza della dark wave, in particolar modo dei Cure nel loro periodo dark. Si colloca su uno stile analogo anche "FWTSLTM", forte delle influenze shoegaze con un piglio decandente ma allo stesso tempo dotata di una dolcezza malinconica nella quale la chitarra e la voce di DH Phillips si fondono in una perfetta armonia sognante; ma la palma d'oro va senza dubbio, a parere di chi scrive, a "The Trapper and the Trapped", uno dei pezzi più particolari e riusciti del disco che si apre con un duetto vocale che vede alternarsi al microfono DH Phillips e Nicole Estill e finisce per diventare una autentica trappola per la mente che viene relegata in atmosfere rarefatte composte di riff che si attorcigliano su se stessi fino a diventare dissonanti e a far perdere il contatto con la realtà, ipnotismo puro. La presenza di una voce femminile si fa ben più marcata nelle ultime tracce che compongono questo LP, possiamo ascoltarla nel breve intermezzo "To All That He Elong" dal sapore epico e oserei dire quasi celtico, nonchè in due altri pezzi diversi tra loro come "Sante" e "What Finds Me". La prima senz'altro risente del filone alternative rock, un po' alla Siouxie And The Banshees in chiave decisamente meno pop, non dimentichiamoci che parliamo pur sempre di un lavoro che è di matrice stoner rock, mentre la seconda, che costituisce un altro climax all'interno di questo lavoro, si caratterizza per il suo afflato sognante, etereo, tutto merito della voce di Nicole dotata di una dolcezza malinconica. Queste ultime tracce che vedono l'avvicendarsi alla voce della bionda singer hanno il potere di spezzare in senso positivo la tensione del disco, fornendo quell'elemento di novità, quell'asso nella manica che si rivela vincente ed evita l'eventuale sopraggiungere della noia in un LP che comunque non arriva a stancare nè conosce al suo interno brani di scarsa qualità. Anche brani quali "OOTPV" o "Grey Erasure", pur non soprendendo, non possiamo considerarli come punti deboli del disco, bensì come brani che anche se non sorprendono l'ascoltatore, si collocano perfettamente in linea con gli altri pezzi pareggiandone il livello artistico.

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