SEVENDUST: NEXT
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05/11/2005I Sevendust ebbero il proprio picco di popolarità attorno al ‘99/00, in pieno boom da nu metal, quando Korn e Coal Chamber erano in vetta agli ascolti di molte persone (anche insospettabili, come me, all’epoca diciassettenne manowariano). Il loro “Home” rimane a tutti gli effetti uno dei dischi più entusiasmanti di quell’ondata nonostante Morgan e compagni non siano praticamente mai citati tra i gruppi di una certa importanza; ammetto di non aver più seguito la band dopo quel disco, e credevo che fossero scomparsi dal music-biz, risucchiati dallo stesso letale vortice che aveva fatto conoscere loro l’effimera gloria. Invece i Sevendust non solo sono vivi e vegeti, ma anche in gran forma, con in mano un deal Roadrunner per l’Europa e le carte in regola per far capire che ci sanno ancora fare. L’apertura di “Hero”, pezzo davvero coalchamberiano (soprattutto per il timbro vocale usato da Lajon nelle strofe), è da manuale. Un brano nervoso e teso, che si apre su stacchi melodici di classe, resi ancor più sopraffini proprio dalla voce del singer di colore, particolarissima nei puliti e decisamente azzeccata. I Sevendust non smentiscono la loro fama di professionisti dei refrain, si vedano lo splendido primo singolo “Ugly”, “Pieces” o le soffuse “This Life” e la conclusiva “Shadows In Red”; il sound nu impregnato di grunge della band tocca il suo apice nel corso dell’ascolto, merito anche di una prestazione davvero valida, corposa ed emozionale al punto giusto, che pervade “Next” di un’atmosfera che solo i dischi di una certa caratura posseggono. Adesso cercate di non scomparire di nuovo, però…
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