DOKKEN: UNDER LOCK AND KEY
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31/07/2003Nel bel mezzo degli eighties una foltissima schiera di band e personaggi residenti negli states si faceva strada all’interno del panorama del rock duro grazie ad una formula sia musicale sia prettamente incentrata sul look presa in prestito dal glam-rock dei ’70. Capelli cotonati, lipstick e mascara facevano da riflesso alla musica, rock’n’roll sprezzante e provocatorio. Motley Crue, Ratt e Hanoi Rocks, tra quello più in voga, si imponevano all’attenzione sia dei rocker che dell’opinione pubblica(arcinote le mire censorie di certi personaggi o associazioni, prima tra tutte la “Parent Music Resouce Center”, meglio conosciuta con la sigla abbreviata PMRC, volta a proteggere i ragazzi da liriche ritenute offensive ed oscene. Ogni commento in merito sarebbe sprecato). Chi da questi standard seppur incredibili, fondamentali ed irripetibili seppe distaccarsi, furono i Dokken. Band che cavalcò la scena nella sua fase iniziale soprattutto in fatto di look, ma che riuscì a distaccarsene del tutto grazie al talento strumentale non comune dei quattro componenti della band nonché grazie ad un gusto per gli arrangiamenti sempre più personale e ricercato. Don Dokken e Gorge Lynch, ugola inconfondibile il primo ed estroso axe man il secondo, sono gli artefici dell’apice artistico della band che vedeva comunque come parte attiva, soprattutto nella stesura dei pezzi, il duo ritmico Jeff Pilson e Mick Brown, rispettivamente basso e batteria. Under Lock And Key si pone un passo in avanti rispetto al precedente seppur encomiabile album Tooth And Nail, più raffinato e con un songwriting che si allontana completamente dal filone hard-street volto sovente all’impatto piuttosto che alla sostanza, badando essenzialmente alla forma canzone ed alle sfumature. A ragion per cui molti fanno partire da questo disco quel filone che per anni è stato etichettato come class-metal. A testimonianza di ciò corre subito in soccorso l’opener ed ormai leggendaria Unchain The Night, un ricamo sonoro dal fascino maledettamente gloomy in cui Lynch(grande tessitore ed assolo) e Don(eccellente modello espressivo) conferiscono al brano un groove melodico claudicante ed accattivante allo stesso tempo. La storia si ripete in In My Dreams ed in It’s Not Love, con ancora l’estro del duo Lynch-Dokken(particolarmente il primo il quale sforna ancora una volta un grandissimo assolo) in evidenza e diventa furiosa, veloce in Lightining Strikes Again, altro hit dal design sgargiante che sbotta a fiumi classe ed elettricità, per poi farsi delicata e carezzevole nella ballad Slippin away.
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