RITUAL CARNAGE: I, INFIDEL
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18/07/2005Mettete a suonare insieme in una stanza gli Slayer con Joey Belladonna dietro il microfono a fare le veci di Tom Araya; cosa si ottiene? Semplice, i Ritual Carnage. L’ensemble giapponese è ormai in attività da svariati anni, e giunge al quarto lavoro con questo “I, Infidel”; ad essere onesto, ho sempre sentito parlare male dei thrasher nipponici (secondo qualcuno “Every Nerve Alive” non è nient’altro che una copia carbone di “Hell Awaits” inciso peggio dell’originale) e mi sono avvicinato a questo platter con più di una riserva, scioltasi immediatamente all’attacco dell’opener “The Perfect Strain”. Come già detto poco sopra, il thrash metal dei nostri pesca a piene mani dagli Slayer, con un riffing velocissimo e incessante che non da tregua, incalzato dalla batteria in perenne 2/4 lombardiano; la cosa che stupisce è piuttosto la performance vocale, praticamente identica a quella del Belladonna di “Fistful Of Metal”; la cosa può fare storcere il naso ai primi ascolti (una base sonora talmente efferata fusa con uno scream quasi classic rischia di fornire risultati a dir poco ridicoli), ma bisogna dire che ci si fa l’abitudine anche perché la qualità intrinseca dei brani è senza dubbio elevata nonostante passaggi da denuncia per plagio come nella title-track, che sfodera un riff identico a quello finale di “Hell Awaits” (aridaje). Ma poco importa, lo scopo dei Ritual Carnage non è certo risultare originali; “The Perfect Strain”, “I, Infidel”, “Do Not Resuscitate” sono tutti brani che non vi faranno mancare un sano headbanging selvaggio. Un divertissement di livello, questo è certo.
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