RED WINE: CENIZAS
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13/12/2004Perchè un album tecnicamente discreto (intendiamoci, non un capolavoro, ma discreto sì) deve essere completamente rovinato da un cantante non all'altezza e dalle tonalità vocali assolutamente fastidiose? Stiamo parlando di "Cenizas", quarto lavoro degli spagnoli Red Wine. La proposta musicale non è delle più originali, un power metal MOLTO helloweeniano, senza grandi vette stilistiche nè cadute clamorose. Un album, insomma, che si va ad aggiungere alla già affollata schiera di cloni delle zucche tedesche, e nel quale tra l'altro il cantato in spagnolo accentua la mediocrità delle canzoni. Dopo una curiosa intro recitata dalla piacevole voce della corista Beatriz Leòn, si parte subito con doppia cassa a elicottero in "Miedo-Dolor" e "Salva Tu Hogar". Che sarebbero anche carine, se non fosse -come già detto- per la fastidiosissima voce di Mario Suarez, che si ostina a cantare su tonalità altissime senza averne la possibilità. L'album procede su questa linea, senza scossoni, e non c'è una canzone che spicca sulle altre, i brani si susseguono senza lasciare traccia. "Despierta", "Fantasma Del Pasado", "Ojos De Ley", sono tutte canzoni che non si possono definire "brutte", ma che scivolano inesorabilmente verso l'anonimato. L'unico pezzo che merita più di un ascolto è la conclusiva "Mi Universo", una dolce ballad semiacustica scritta dal vocalist Mario Suarez, che finalmente abbandona le altissime tonalità simil-Kiske per cantare come un normale essere umano, rivelando una voce tutt'altro che brutta.
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