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OBSEQVIES: The Hours of My Wake

data

12/09/2018
75


Genere: Funeral Doom
Etichetta: Rain Without End Records
Distro:
Anno: 2018

L’oscuro sentiero in cui, malinconicamente, a volte nella vita incappiamo è il percorso che, necessariamente, fa parte dell’esistenza umana. Dolore che fa da contraltare alla gioia: l’uno esiste anche per l’altro, faccia della stessa medaglia, legati indossulubilmente. Come potremmo infatti comprendere a pieno la felicità, se non superando e provando la pesantezza dell’ingiustizia e della sofferenza? Tratto di strada perfettamente reso questo dai finlandesi Obseqvies, band all’esordio con un full-length di funeral doom metal. Le premesse, così cupe, non potevano lasciar spazio ad un filone diverso, se non altro poiché sia per trame che per sviluppi, tutto ricalca la scuola di appartenenza. Cosa allora vi potrebbe attirare? Per prima cosa, le atmosfere e le litanie vocali si fregiano di un pathos unico. Intensità che va oltre il filone di appartenenza, ridondanza di intenti che cade, inesorabile, come goccia su pietra ormai spossata. Prostrati al suolo intravediamo d’improvviso una luce, uno spiraglio che ci accompagna lungo tutto l’ascolto di The Hours of My Wake. Tre brani di corposa durata metteranno a dura prova chi non è avvezzo a questo tipo di sound, ripercorrendo un solco conosciuto ma, a tratti, lasciando sfuggire lapilli di ambientazioni inattese. Parliamo di una serenità che porta con sé il manto della consapevolezza, un silenzioso ed epico fiume che, nero, scivola di fronte ai nostri occhi. La monolitica essenza degli Obseqvies riesce, inavvertibilmente, ad essere fragorosamente fluttuante. Una bolla in cui luci restano ovattate, cogliendone la luminosità dalla spessa e torbida coltre che ne impedisce in parte l’espressività. Album che non rivoluziona ma che percepiamo, nota dopo nota, sensibile e passionale. Vedremo cosa ci riserveranno per il futuro, augurando loro di aggiungere quell’elemento che permetta il definitivo salto di qualità. Full-length che dobbiamo interpretare come primo passo di un cammino irto di ostacoli, ma non per questo meno ricco di soddisfazioni future.

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