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MALEVOLENT CREATION: THE FINE ART OF MURDER

data

20/07/2009
82


Genere: Death
Etichetta: Pavement Records
Distro:
Anno: 1998

Dovessi scegliere un disco dopo il debutto, mi fionderei subito su questo. Oltre che perfetto musicalmente, ha tanti significati, e rappresenta, almeno secondo un mio modo di ragionare intorno alcune questioni musicali, un album importante per la band. Ritorna Brett Hoffman, il che significa che viene confermato, perché nei precedenti album, penso si sia sentita parecchio la mancanza, con tutto rispetto dei vecchi cantanti. Hoffmann però ha la marcia in più, e ad oggi, è tutt’ora il cantante ufficiale. Inoltre dopo sei anni ritorna Rob Barrett, ed entra Gordon Simms, sconosciuto bassista, che rimarrà nella band fino a 'Warkult'. Infine c’è Dave Culross, che finalmente, dopo anni passati alla corte tra varie bands sempre per poco tempo, finalmente riesce trova una band all’altezza delle sue capacità, tant’è che ci rimarrà fino a 'Envenomed' e 'Warkult' (senza contare che ha già suonato in 'Eternal'). Finalmente con una squadra così, Fasciana può sfornare delle songs pazzesche, dannatamente catchy e malefiche. L’inizio è uno dei migliori che si potesse richiedere, il death si scontra col grind, e la voce erosiva di Brett la fa da padrone su di un brano destinato a mandare al tappeto ogni ascoltatore. Riff oscuri ("Manic Demise"), e brani più lunghi, come "Mass Graves", "Fracture" (più lenta delle tre ma sempre ossessiva) e "Day Of Lamentation", con addirittura i primi tre minuti arpeggiati, e i seguenti dissolti nell’acido, pronta a presentare a chi ascolta, spiazzandolo totalmente, una sorta di semi-ballad brutale ed elegante. Non snatura il sound della band e rende il disco più interessante. Grandi Malevolent! Dopo una titletrack inusuale, eccoci ritornare alle origini: "Bone Exposed" e "Rictus Surreal" presentano delle intricatissime trame batteria/chitarra, Dave non si ferma un attimo, tutta la band è in grandissima forma: uno stato di grazia che confermeranno con i due seguenti capolavori (pur cambiando la formazione dopo, ma quella è un’altra storia).

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