LAMB OF GOD: VII: Sturm Und Drang

Dopo tutto il pandemonio accaduto in casa Lamb Of God negli ultimi tempi (per le due persone che non dovessero saperlo: arresto per sospetto omicidio non intenzionale di Randy Blythe e successiva, eterna battaglia legale conclusa con assoluzione piena), forse non ci si aspettava un nuovo disco da loro in tempi così brevi. Eppure. Eppure è arrivato, anche a fronte del libro di Randy e dell'impegno con i Megadeth di Chris Adler; insomma, i paladini del metal moderno americano non stanno con le mani in mano, e noi ci ritroviamo con questo 'Sturm Und Drang' per le mani. Sarebbe ridicolo far finta che si sente sicuramente l'influenza dell'incarcerazione di Randy, perchè a livello musicale non è così (i testi purtroppo non li abbiamo letti ancora), e va da se che i nostri si sono semplicemente limitatai a replicare, salvo qualche sparuta novità qua e là la loro formula ben collaudata che non sbaglia mai. Non fraintendetemi, amo i Lamb Of God come chiunque altro, ma se bisogna essere oggettivi va detto quello che è giusto dire, cioè che 'Sturm Und Drang' non è altro che l'ulteriore tassello di una discografia solida, ma lontana dall'evoluzione e dai sussulti. I Lamb Of God si destreggiano benissimo alternando velocità e mid tempo (dimostrandosi peraltro re dei secondi, ascoltatevi l'eccellente '512'), ma 'Sturm Und Drang' non è ne più ne meno valido di 'Resolution', 'Wrath' e compagnia. Deludente la collaborazione con Chino Moreno dei Deftones in "Embers", forse il brano che aspettavo di più; discreta "Overlord" dove Randy ci mostra un ottimo controllo sulla sua voce, peccato sembri più un "avete visto che sappiamo fare anche quello?". Meglio la guestata di Puciato in "Torches", tra i brani più riusciti del dischi. Un disastro, dunque? Affatto, un disco solidissimo, ben scritto, suonato ancora meglio e con brani ineccepibili, tranne i due sopracitati; ma questo non basta a lanciarsi in voli di accecato entusiasmo solo perchè sono i Lamb Of God, o solo perchè Randy è stato in prigione.