FORCE OF EVIL: BLACK EMPIRE
data
25/07/2005A vedere la copertina di questo "Black Empire" un povero ottuso e infantile irriducibile del metallo come me ha immediatamente storto il naso: cosa ci fa in casa un disco con una darkettona truccata da Morticia Addams e atmosfera post-industriale-finto-gotica? A smentire i comprensibili dubbi ci ha pensato la lineup di questa nuova band danese, che alla voce "Guitars" segnala (squillino le trombe) Hank Shermann e Michael Denner. E non solo: i nostri sono già al secondo disco! Chi di voi ignora l'identità di costoro farebbe meglio a correre immediatamente a comprare "Melissa" dei Mercyful Fate, per rendersi conto di come la coppia d'attacco in questione sia una garanzia di sicurezza paragonabile soltanto a nomi ben più blasonati quali Murray/Smith o Tipton/Downing, autori in passato di riffing incrociati, fughe e assoli velenosi mai più superati, per certi versi, nel mondo dell'heavy metal, e oggi di nuovo in azione con questa band, che recluta dietro al microfono il biondo Michale Steener dei (pessimi) compatrioti Iron Fire e il già King Diamond Hal Patino al basso, e propone un oscuro heavy metal agrodolce in bilico tra sound moderno e richiami anacronistici, in cui vecchio e nuovo si uniscono per dar vita all'"Impero Nero". Si può dire che il sound dei nostri sia in bilico tra il moderno heavy/power più cazzuto di Grave Digger, Rage e compagnia tedesca ("death Comes Crawling") e un'attitudine più thrashaiola e al passo coi tempi degna di Metallica o Annihilator (la potentissima title track parla chiaro), senza scordare un'anima rock'n'roll quasi settantiana ma riletta con sensibilità attualista (come nell'esemplare chorus di "Back To Hell"): in pratica una salsa mista in cui si inseriscono (con sorprendente naturalezza) i meravigliosi lavori delle due pluridecorate chitarre, capaci di rimembrare i fasti del passato in una serie di assoli dall'inconfondibile sapore Melissa, e di tirare fuori una manciata di riff sensazionali anche in questo contesto paradossalmente alieno al sound che si aspetterebbe dai compagni del Re Diamante. Forse mancano un po' quei riff melodici e priestiani a qui eravamo abituati, ma se lo scopo era di ottenere qualcosa di inedito e comunque valido il sacrificio è più che gradito! Aggiungiamo al quadro inee vocali essenziali e determinate, arrangiamenti scarni e mirati, ritmiche piuttosto pesanti e tanta, tanta voglia di spaccare per una band che rifugge (con grande sorpresa) dal plagio nostalgico ottantiano. Ottimo il tiro dei brani, sempre piuttosto sostenuto e accattivante, con un'ottima title track a pestare parecchio duro e compatte chitarre decisamente poco orientate all'old-style, forse un po' altalenante la qualità media dei pezzi (fra l'altro un po' carenti per quanto riguarda la varietà), ma indubbiamente valida la proposta musicale, abbastanza originale pur senza distaccarsi da quello che si potrebbe definire "nuovo" classic metal d'ispirazione oscura, indubbiamente un genere che riesce meglio a questi vecchi leoni piuttosto che ai pessimi emuli degli Iced Earth che tanti applausi raccolgono in Germania (Black Abyss, Mystic Prophecy, e via discorrendo...). Quel che manca davvero qui è forse un po' di spessore e valore artistico ("Black Empire" rimane un disco di poche pretese e forse anche trascurabile), ma un tre quarti d'ora di piacevole ascolto non vi saranno certo negati.
Commenti