FIREWIND: Firewind
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09/06/2020Dopo tre anni il chitarrista Gus G raduna nuovamente la sua cricca con l'intento di dare un degno sostituto al concept 'Immortals', sicuramente più che buono. In questo lasso di tempo non sono però mancati gli imprevisti, su tutti la fuoriuscita di Bob Katsionis da sempre punto fermo, e del vocalist che ha indotto la band a reclutare in tempi rapidi, Herbie Langhans, dall'impostazione assai classica e che, diciamolo subito, si è rivelata una scelta decisamente azzeccata. Semplicemente autointitolato, il lavoro mantiene grosso modo gli schemi compositivi cari al quartetto greco, forse con una minor componente epica che viene controbilanciata da una struttura più incline ad un hard 'n' heavy con venature power, il tutto elaborato e realizzato in maniera altamente professionale. Senza ravvisare cadute di tono, le tracce si mantengono su una media qualitativa assai elevata dove le galoppanti tracce vengono ben affiancate da brani anche cadenzati o legati ad altri generi, ma sempre senza mai rinnegare la filosofia eihgty; spiccano a tal proposito "Overdrive", davvero splendida, che ha non poche affinità con lo stile dei Dio epoca 'Sacred Heart', oppure "Space Cowboys" in linea con l'hard melodico dei tempi che furono. La chitarra di Gus è come sempre protagonista, impeccabile in fase di riffing, qualche appunto lo dobbiamo invece riservare nell'esecuzione dei solo dove pare non essersi tolto del tutto di torno quel viziaccio cane nel voler eccedere con la tecnica individuale, con i suoi funambolismi. In ogni caso, si tratta di un ritorno in grande stile, e dobbiamo riservare un plauso ai Firewind per essere essere stati capaci ad imprimere una piccola variazione al loro trademark indirizzandosi con piena consapevolezza verso qualcosa anche più retrò e con meno fronzoli, riuscendoci in pieno.
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