FIFTH ANGEL: The Third Secret
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09/11/2018A volte ritornano. Quando tutti oramai avevano messo la pietra tombale su questa talentuosa e sfortunatissima band a stelle e strisce, ecco che questi ritornano in maniera davvero inaspettata. Ricordiamo che i Fifth Angel diedero alla luce nel 1986 l'omonimo album, un heavy classico a tinte epiche che riscosse un ottimo consenso dalla critica. Ma i ragazzi dimostrarono di saper fare ancora meglio, ne è prova il successivo 'Time Will Tell', davvero un album eccellente dallo stile piuttosto vario e maggiormente ricco di classe, imprescindibile per gli amanti dello US metal. Ma le vendite latitarono e, ironia della sorte, la band di Seattle venne travolta dal ciclone grunge ad opera di act loro concittadini. Finalmente Dio ha reso giustizia e dopo sporadichiche apparizioni live il 2018 è l'anno che segna il loro ritorno discografico; 'The Third Secret' è il disco che ci consegna i Fifth Angel più o meno come li avevamo lasciati, quasi trent'anni fa, con il loro classico sound ma attualizzato a dovere e soprattutto con quella classe che non è stata minimamente scalfita dallo scandire del tempo. Della partita non fa parte il vocalist Ted Pilot, oramai affermato come dentista, il cantato è affidato a Kendall Betchel uno dei chitarristi (l'altro è Ed Archer che si aggregherà con i compagni all'inizio del tour); si sente la mancanza di una figura di livello come Ted, ma Kendall (sempre immenso con la sei corde) riesce a gettare il cuore oltre l'ostacolo riuscendo ad offrire comunque una più che valida performance al microfono, la sua timbrica si rifà allo stile di R.J. Dio, ma anche Dickinson e Geoff Tate. E se l'opener "Stars Are Falling" mostra i nostri alle prese con un power/speed dal refrain ficcante la successiva "We Will Rise" è la conferma della loro genialità nel mettere assieme riff e arpeggi. Di elevata suggestione le armonie in "Queen Of Thieves", una sorta di heavy doom dall'incedere sabbathiano così come l'altro lento "Can You Hear Me" mentre l'impeccabile drummer Ken Mary si rende protagonista nella terremotante "Dust To Dust" e nella rocciosa e heavy rock oriented "This Is War" con l'eccellente lavoro con il doppio pedale. Ma il piatto forte è riservato nel finale con la struggente e liturgica "Shame On You" per arrivare al saluto con lo strepitoso class metal dalle tinte pirotecniche "Heart Of Stone" che varrebbe da solo il prezzo del cd. L'esito finale di questa release non fa altro che aumentare i rimpianti per quello che sarebbe dovuto essere e non è avvenuto, ora è giunta finalmente l'occasione per riconoscere i giusti meriti a questi meravigliosi angeli del rock.
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