EMMA RUTH RUNDLE & THOU: May Our Chambers Be Full
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09/11/2020La collaborazione tra Emma Ruth Rundle e i Thou è l’unione tra il cantautorato rock underground e le pesantezze sonore afferenti allo sludge, al doom e allo shoegaze. Quando si parla della Rundle, si pone in maniera indiscutibile la sua capacità di toccare le corde più sensibili dell’ascoltatore attraverso un uso della voce ed un modo di concepire il rock che, assieme a colleghe come Chelsea Wolfe e A.A. Williams ad esempio, permette di compiere esperienze atmosferiche sotto una luce oscura e misteriosa. A ciò, si contrappone la componente sludge dei Thou, formazione che negli anni non si è particolarmente prodigata nella pubblicazione di album di inediti, ma che invece ha posto il proprio nome su molte collaborazioni e split che hanno quindi formato una reputazione di tutto rispetto. Questa nuova collaborazione è nata sotto l’egida della Sacred Bones Records, attuale etichetta del combo della Louisiana, ed è una dimostrazione di come ingredienti diversi possano amalgamarsi in un composto interessante, senza assolutamente snaturare le distinte qualità di ciascuno. I punti di forza dei musicisti vengono messi in primo piano durante tutti i pezzi del disco, non andando mai a tracciare percorsi fuori dal proprio seminato. “Killing Floor” e “Out Of Existence” si dismostrano sostanzialmente simili nel sound e negli arrangiamenti, in cui Emma tesse le sue linee vocali su un andamento shoegaze vicino a Jesu, associato a particolari lentezze doom. In quest’ultimo brano si pone sugli scudi lo screaming del cantante dei Thou, Bryan Funck, particolarmente ficcante come nella successiva “Ancestral Recall”. “Monolith” esordisce con una progressione sonora che fa fede al titolo stesso, assumendo nel prosieguo un sound più malleabile dai contorni quasi da alternative rock 90’s; la Rundle in questo frangente sembra ricalcare le orme vocali di Melissa Auf Der Maur. Il punto più alto, a personale parere, di tutto il lavoro è “Magickal Cost”, dove la Rundle si esprime con le linee soffuse che abbiamo sempre apprezzato, e che caratterizzano la parte iniziale relativamente tranquilla del brano, per poi progredire con un cambio di marcia innestato prepotentemente da Bryan Funck e dal sound simil-black metal della band, dopo del quale le rispettive voci si sovrappongono e si innestano in un ritmica trainante che accende ulteriormente il brano. Il disco si conclude con l’ennesima dimostrazione di autorevolezza da parte della Rundle: “The Valley” la erge ad assoluta protagonista, facendo esprimere tutte le sue doti di grande cantante, e che alla fine è accompagnata degnamente dalla controparte dei Thou in un brano che, probabilmente, sarebbe stato benissimo essere parte del suo personale repertorio solista. ‘May Our Chambers Be Full’ di simostra essere un disco qualitativamente ineccepibile, che può forse accontentare i fans più vicini al repertorio della cantautrice losangelina, e nello stesso tempo raccogliere ulteriore seguito tra coloro che volessero approfondire la sua carriera, senza per questo intaccare in maniera rilevante il percorso creativo e stilistico dei Thou.
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