DIMMU BORGIR: PURITANICAL EUPHORIC MISANTHROPIA
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14/03/2009Bistrattato da molti, amato da pochi: ancora non si è capito bene, se è realmente piaciuto o cosa questo lavoro dei norvegesi. Ricordo bene che non feci passare molto tempo per affermare la sua (inaspettata) bellezza. Insomma: non è colpa mia se un disco come questo si distingue per intelligente maestosità, ottime orchestrazioni e violenza ai massimi livelli. Non dimentichiamo il grande Vortex, che ogni volta che dà il suo apporto, ci ammalia attraverso interventi davvero emozionanti. Sicuramente molti di voi ricorderanno questo, come il disco di "Blessings Upon the Throne of Tyranny". Questo perché un opener così nei Dimmu Borgir non si era MAI sentita. Così come non abbiamo mai avuto modo di scontrarci con una forte attitudine thrash in un loro disco, come potrete constatare palesemente in "The Maelstrom Mephisto" e "Architecture…". Brano spartiacque è l’ibrido pseudo-elettronico di "Puritania", semplice ma riuscito scontro tra martellanti riff e brevi sfuriate di doppia cassa. A mio parere non c’è una nota fuori posto in questo disco, anche se, ovviamente, varrà sempre la regola del "de gustibus", ad opera di persone sincere o di altre che non faranno altro che porre barriere, soltanto perché conservatori e amanti di vecchie sonorità e nient’altro. "Sympozium" e "Hybrid Stigmata" dovrebbe far cambiare loro idea: la prima perfetta sintesi del pensiero dei Dimmu Borgir del nuovo millennio, la seconda, violenza allo stato puro, ben calibrata tra le parti metal e abbellita dalla presenza di Vortex. Più che back, un disco per chi ama la musica estrema in generale, e ha voglia di sperimentare col proprio orecchio musicale.
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