DEATHCON: MONOTREMATA
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20/12/2006WELCOME TO THE WORST NIGHTMARE OF ALL..... REALITY! Quando pensi di sapere tutto e invece il classico detto 'l'abito non fa il monaco' finisce sempre per rivelarsi più veritiero di quanto si creda. Avrei pensato tutto tranne che questo dischetto edito il 30 di Ottobre dalla sconosciutissima Dark Essence potesse risvegliare in me la passione per il death metal, dilapidata nella marea delle innumerevoli uscite insulse anni fa. I Deathcon, band norvegese di Bergen attiva dal 1999 anche se con un altro nome e formata da membri di Aeternus, Helheim e ex-Taake suona un death metal multiforme di difficile inquadrazione per fornire termini di paragone (forse probabilmente solo i vecchi Deicide possono essere presi come spunto), ma incredibilmente funzionale e dannatamente incline all'headbanging più sfrenato, perfino in un capoccione come il sottoscritto! Voce ipergutturale e a tratti con acuti (proprio come ci aveva abituato il caro buon Glen Benton ai bei tempi), chitarre molto ben amalgamate e taglienti come rasoi e finalmente un batterista che non fa a gara a chi suona il più velocemente possibile, ma che senza comunque produrre mid-tempos, si concentra unicamente sulla resa della singola canzone del momento. Interessante, anche se per certi versi un po' atipica, la versione remixata di uno dei pezzi predenti già sull'album, "Delusions Of Grandeur" in questo caso citata come -Megalomania remix- Difatti penso che il pregio più grande di questo album sia proprio quello di concentrare l'attenzione su ogni singolo pezzo (notare la qualità di "Delusions Of Grandeur" dell'opener "Existence Futile" o di "An Eye For The I"), più che vomitare una serie di riff e urlacci per quaranta minuti, facendo sembrare il tutto un'unica canzone e dando adito ai sostenitori dello SKIP più sfrenato dopo pochi secondi. 'Monotremata' è sicuramente un disco di facilissima assimilazione ma anche di lunga permanenza nel piatto del lettore CD, dato che non è uno di quei classici dischetti ruffiani 'usa e getta' che piacciono perché pieni di cliché, ma che poi di sostanza ne hanno veramente col contagocce. Ottima cosa!
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