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CENTVRION: INVULNERABLE

data

30/10/2005
75


Genere: Power Metal
Etichetta: Dragonheart
Anno: 2005

Invulnerabili: così si autoproclamano gli italianissimi Centvrion, il Battaglione San Marco dell'heavy metal italico, e la forgia raffigurata in copertina ben annuncia il contenuto di questo quarto disco, loro definitiva (e aspettata) consacrazione. Metallo fuso che cola implacabile sulle orecchie dei fans già schiantati dal potentissimo "Non Plvs Vltra" pochi anni fa: i difetti evidenziati in quest'ultimo platter (una certa ripetitività e un eccessivo altalenare della qualità compositiva) vengono finalmente sanati da "Invulnerable", un disco che pur risultando incredibilmente diretto e ancora più orientato alla melodia risulta finalmente concreto e compatto, composto quasi solo da brani ben all'altezza della situazione. La corazzata Centvrion guidata dai fratelli Monti avanza inarrestabile agli ordini dei comandanti in capo Judas Priest (quelli più moderni e distruttivi di "Painkiller"), ma stavolta sembra che i nostri abbiano approfondito il lato più propriamente power metal del loro sound. Notevoli i richiami alla scuola americana di Sanctuary e Metal Church, e anche numerose concessioni alla melodia tedescheggiante comunque ben inseriti in un contesto affatto orecchiabile e "for metal bangers only". Ottima come sempre la prova dei singoli musicisti: le asce Monti coordinate e taglienti, la sezione ritmica precisa e distruttiva, ma un plauso particolare va a Germano Quintabà, screamer e frontman d'indubbio valore che qui firma la sua prova migliore, Halfordiano come sempre ma anche migliorato dal punto di vista della personalità. Lodevole anche la produzione, moderna, precisa e tagliente, ma non eccessiva come quella del troppo bombato "Non Plvs Vltra". Certo, la varietà non è mai stata il punto forte dei nostri, e i mille anthem che costellano il disco c'è da dire che soffrono di una certa omogeneità stilistica, ma le perle ci sono eccome: l'opener "Virtvs" (titolo dell'anno!), imperniata su un riff stoppato di memoria thrashy e su un ritornello crucchesco di sicura presa, o l'helloweeniana "Eternal Return", risultano senza dubbio gli episodi più d'impatto, ma anche la mazzata speed "Man Of Tradition" ha le sue taglienti carte da giocare. Certi modernismi sparsi qua e là (i riff panteriani di "Procreation To High" o "Soul Deliverance") sorprendono ma non troppo, evitando di uscire dal seminato e anzi costituendo un piacevole diversivo dalla distruttiva formula della band. Sorprende l'epicissima power-ballad "Standing On The Ruins" ma soprattutto l'intensa "Riding The Tiger", in cui i nostri sembrano rileggere certi stilemi del death melodico con appassionata personalità e indiscutibile savoir-faire metallico: le lyrics filosofiche, stavolta imperniate sull'interiorità e la battaglia personale di ognuno di noi all'interno del proprio cuore, trovano indubbiamente la giusta dimensione in questi episodi piacevolmente fuori schema e non per questo meno heavy metal. Insomma, c'è da dire che i Centurioni, dopo tre dischi a parer mio discutibili e imperfetti (supportati però da un'incredibile capacità in sede live) firmano il loro decisivo manifesto: s'è parlato di hyper metal e panzer metal, ma quello dei marchigiani è stavolta un gustoso power metal coi coglioni durissimi, degno erede della tradizione ottantiana ma senz'alcun timore di affrontare la minaccia della modernità. Bel lavoro, ragazzi!

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