BORIS: Akuma No Uta
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31/01/2010Akuma No Uta… la canzone del diavolo. Quale mai sarà la trasposizione in musica di cotanta cattiveria espressa in parole? E soprattutto: visto che parliamo dei Boris, in che modo disegneranno tramite le note, questo titolo? Dopo un intro di scuola Earth, eterea ma minacciosa, finalmente inizia il cd vero e proprio, ed è tutta un’altra storia! Le danze si aprono con due brani rock’n’roll, dal piglio dannato e vigoroso, che prendono a piene mani dai maestri Motörhead. Aggiungete a ciò la vena stoner della band, e il risultato lo ritroverete in "Ibitsu" (tra l’altro già presente nello split con i The Dudley Corporation lo stesso anno) e "Furi". Ottimo il lavoro della chitarra solista, Takeshi e Wata insieme sono una coppia fantastica, capaci di sprigionare un muro di suono inaudito. I dodici minuti di "Naki Kyoku" incuriosiscono, e le grida contenute di Takeshi rendono bene assieme la sezione ritmica, che stavolta riesce ad equilibrare bene i colpi da assestare. Quando si tratta di premere sull’acceleratore lo fa con indiscutibile maestria, e quando staccano le distorsioni per concedersi mid-tempos più bluesy o comunque, più in generale più rock, rimangono comunque i soliti geni di sempre. Una lunga jam session, che s’infiamma sul finale e piace perché accontenta tutti i cultori della bella musica. A dir poco delizioso poi l’assolo verso il nono minuto, ulteriore gradita firma su un disco già bello di per sé.
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