BONFIRE: Temple Of Lies
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17/04/2018Se dovessimo stilare una classifica delle band teutoniche che hanno segnato la storia della musica hard & heavy in ambito internazionale, una posizione altissima l'avrebbe conquistata anche il combo di Ingolstadt accanto ad altri mostri sacri sicuramente più in vista quali Scorpions, Accept ed Helloween; infatti, dal termine degli anni '70 i Bonfire hanno imperversato sui palchi con il loro metal melodico, a volte più impetuoso, a volte dall'impatto più morbido con due dischi 'Don't Touch The Light' e soprattutto il successivo 'Fireworks' divenuti capisaldi del genere da loro trattato. Poi, dopo il buono 'Point Blank' in cui i Bonfire sterzarono però il loro sound in direzione marcatamente americaneggiante, iniziò un periodo di crisi che ha attraversato quasi tutti gli anni '90 per poi tornare a far furori con 'Rebel Soul' e 'Strike Ten'. Dopo un periodo di oblio i Bonfire verso il 2006 tornano a farsi sentire ma la magia pareva essersi definitivamente interrotta e il vocalist Claus Lessman decise di mollare (salvo ripresentarsi negli ultimi anni assemblando i Phantom 5, in cui può costruirsi un dignitoso finale di carriera), al suo posto entra prima Michael Bormann e successivamente l'attuale Alexx Stahl singer dall'ugola potente e dall'approccio molto più fisico rispetto a Claus, dando un saggio delle sue ottime capacità in 'Byte The Bullet', e che ci teniamo subito a dirlo, marchia a ferro e fuoco questo 'Temple Of Lies'. E' bene precisare, non solo per dovere di cronaca, che la line-up è identica a quella della precedente release, e questo si tramuta in un indubbio vantaggio in termini di compattezza che si riverbera nella qualità delle canzoni mai così alta dai tempi di 'Fireworks', dove a fare la differenza è come sempre il songwriting di Hans Ziller con gli altri che non rivestono il ruolo di comprimari, ma tutt'altro, offrendo innanzitutto una performance ricca di energia e di capacità tecniche, soprattutto nell'operato del poco più che ventenne drummer. Un mix quindi di esperienza e vigore giovanile che si fa subito sentire in "Temple Of Lies", un'esplosione di virilità hard/metal mentre con la successiva "On The Wings Of An Angel" i suoni si fanno assai più ricercati grazie a quelle lussureggianti tastiere, con refrain goderecci e guitar solo da paura che fin dalle prime battute ci cataplutano in quel dorato periodo di 'Fireworks' (trent'anni fa). "Feed The Fire" con un inizio leggermente oscuro ci appare un tantino spiazzante ma procedendo nell'ascolto verrete inchiodati dalla sua forte carica attrattiva. Ottimi risultati anche nelle due ballad, più delicata la prima "Coming Home", più ricca di enfasi e di elettricità "I'll never Be Loved By You". Con "Fly Away" le melodie tornano a farsi tremendamente accattivanti nella loro forte ottantiana gioiosità, più cadenzata e tendente al class metal la rocciosa "I Help You Hate Me" dove è d'uopo segnalare un guitar solo a metà strada tra Michael Schenker e George Lynch, ma è il pezzo finale "Crazy Over You" l'emblema di questa strepitosa release, un altro hard rock tune ultracromato dalle tastiere con strofa e refrain che provvederanno a massacrare le casse dei vostri car-stereo, con un chourus che ci accompagna in un finale da urlo dalla fortissima impronta pop metal. Un ritorno immenso e trionfale da parte di Hans Ziller che in barba alle tante primavere e ai numerosissimi rimescolamenti nella line up ci consegna un disco intenso, suonato e cantato in maniera perfetta e con il cuore, capace grazie a incredibili contagiose melodie e a impennate di puro heavy di prendere i classici due piccioni con una fava (ossia gli amanti dell'hard melodico e quelli del metal tradizionale), ma soprattutto rendersi particolarmente esaltante in un contesto anche al di fuori dei fan più stretti. Imperdibile!
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