BARONESS: Blue Records
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27/10/2009Un insieme di spunti ed influenze caratterizzano il nuovo disco dei Baroness, 'Blue Record', che si differenzia dal primo lavoro in quanto più progressive, ma anche più melodico, più hardeggiante. Un'etichetta esatta, per fare contenti gli amanti della catalogazione, sarebbe arduo davvero trovarla. Sicuramente saprete che il gruppo discende dal panorama sludge/post metal, pur restando abitualmente ai suoi margini grazie ad incursioni in più generi, rifuggendo di conseguenza al terribile confine che più o meno tutti tendono a tracciare. Ma se i nostri riescono con abilità a tenere a bada con equilibrio un comparto sonoro disomogeneo, non si può dire lo stesso della bontà dei brani in quanto si dotati di particolare fascino, ma nella sostanza poco incisivi. Suoni settantiani, qualche sfumatura psichedelica, addirittura in altre occasioni ricordano le linee melodiche di chitarra dei Thin Lizzy, fanno da contorno all'universo interpretativo della band, ma è tutto qui. Non basta John Baizley - anche grande disegnatore: suo l'artwork del disco, nonché mano fatata "prestata" a diversi altri artisti - alle prese con una prova assai convincente a rialzare il tenore di un album che si fa piacere dopo due ascolti soprattutto per merito degli arrangiamenti, poi comincia a calare sulla distanza per ritrovarsi, infine, sepolto dalla miriade di altre uscite, e ahimè, anzi, ahiloro, dimenticato. Tirando le somme, siamo davanti alle classiche potenzialità non sfruttate, alle idee rimaste quasi completamente sulla carta. Probabilmente, esclusivamente sulla carta. Quelle disegnate.
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