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ABORYM: FIRE WALK WITH US!

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17/09/2004
96


Genere: Black Industrial
Etichetta: Scarlet
Anno: 2000

Che gli Aborym siano una delle più importanti realtà italiane in ambito estremo, non solo metal, credo sia innegabile; pur attivi da svariati anni, è con la release dell'eccellente debut "Kali Yuga Bizarre" che il combo romano ha cominciato a riscuotere giustamente le doverose lodi. "Fire Walk With Us!" arriva a noi dopo un lasso di tempo piuttosto breve se si considera la complessa proposta della band capitolina (orfana ormai del singer Yorga ma con il mito Attila Csihar in pianta stabile, quando in precedenza si limitava a backing vocals e apparizioni da lead singer qua e là), ma non tragga questo in inganno, la seconda fatica di Fabban e compagni si innalza al di sopra di tutto il piattume estremo concorrente, come e più di "Kali Yuga". Introdotto da un artwork alieno e radioattivo, opera dell'eccellente come al solito Necrofetish dello stesso Malfeitor Fabban, il sound sprigionato fin dai primi secondi della tiratissima opener "Our Sentence" (dichiarazione d'intenti?) è glaciale, clinico, stratificato e decostruito in migliaia di input sonori elettronici, sui quali si innalzano potenti gli assalti sonici di Sethlans e Nysrok, coadiuvati dalla sublime prestazione vocale di Attila, impegnato a declamare le sue intenzioni in un linguaggio estraneo a questo mondo; un utilizzo delle tastiere dunque decisamente più estremo rispetto a quello di "Kali Yuga", una drum machine che mitraglia come un Uzi e un mood generale, in soldoni, più 'in là'. L'esperienza di "Fire Walk With Us!" risulta unica e assolutamente convincente; se "Love The Death As The Life" non fa che confermare quanto di buono aveva già stabilito "Our Sentence", il quartetto capitolino non si immobilizza e osa infilare in rapida successione un brano strumentale e la lugubre title track a chiudere l'ideale prima parte dell'album. Da qui in poi è l'apocalisse, annunciata dall'electro-dance song "Here Is No God S.T.A." (blackster integerrimo, perchè ti è improvvisamente venuta voglia di cambiare recensione?), la devastante "Total Black" e la marziale instrumental "Sol Siggilum", un 'inno al sole, sempre invincibile sopra di noi' nelle parole della band stessa. A chiudere una straziante cover di "Det Som En Gang Var" che vede il prode Fabban cimentarsi dietro il microfono con risultati incredibili, urla lancinanti che difficilmente vi lasceranno impassibili; e poi l'esperimento "Theta Paranoia", due minuti e mezzo di onde sonore, le onde Theta appunto che se ascoltate in cuffia nelle condizioni adatte possono portare il vostro cervello in uno stato simile a quello provocato dalle droghe chimiche... piuttosto interessante, anche se a molti sembrerà una stupidaggine. Che dire dunque? Gli Aborym hanno superato sè stessi, confezionando un album superiore in tutto e per tutto al debut e che verrà battuto solo dal successivo "With No Human Intervention". Resta comunque un disco fondamentale per capire cosa significa la parola 'estremo' in ambito musicale.

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